Il 15 agosto, nel giorno della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, l’Arcivescovo
frattese Mons. Alessandro D’Errico ha inaugurato solennemente la Sua missione di Nunzio
Apostolico nella Repubblica di Malta. Egli era stato nominato per tale alto incarico il 27 aprile
scorso; poi era seguita la nomina concomitante a Nunzio Apostolico in Libia il 10 giugno, ed era
giunto a Malta il 4 agosto. Com’è noto, la missione diplomatica di un Nunzio Apostolico, come per
ogni Ambasciatore, inizia con la presentazione delle Lettere Credenziali al Capo dello Stato (che
avverrà tra qualche settimana, a motivo della pausa estiva di parecchi uffici). Ma un Nunzio
Apostolico è anche Rappresentante del Santo Padre e della Santa Sede presso le Chiese locali. E
così il giorno dell’Assunta è stato scelto per l’inizio della nuova missione ecclesiale di Mons.
D’Errico, d’accordo con l’Arcivescovo di Malta, Sua Eccellenza Mons. Charles J. Scicluna, che è
anche Presidente della Conferenza Episcopale Maltese. La solenne cerimonia ha avuto luogo nella
Parrocchia di Mosta, che celebrava la festa patronale. Il video della cerimonia è stato diffuso da
The Church in Malta
al sito
Prima della benedizione finale, Mons. D’Errico ha pronunciato a braccio un articolato discorso, con
cui presentato il suo programma e le sue aspettative. Successivamente ha presentato
all’Arcivescovo Scicluna le
Lettere Commendatizie
della Santa Sede e ha impartito ai presenti la
Benedizione Apostolica di Papa Francesco. Data l’importanza di questo intervento, abbiamo
ritenuto opportuno trascriverlo nella sua interezza:
«
Consentitemi anzitutto di dire un grande
grazie al carissimo Arcivescovo Charles Scicluna per le amabili e fraterne parole di benvenuto che
mi ha rivolto, e soprattutto per l’invito che mi ha fatto a presiedere, come primo atto del mio
servizio di Rappresentante Pontificio, questa solenne celebrazione eucaristica nella solennità
dell’Assunzione di Maria, in questa bellissima e storica chiesa parrocchiale. Insieme all’Arcivescovo,
saluto fraternamente il Parroco, l’Arciprete don Sebastian Caruana, i Sacerdoti che hanno voluto
prendere parte a questa concelebrazione, i Religiosi, le Religiose, e gli operatori di pastorale. Un
particolare saluto ho l’onore di rivolgere al Presidente del Parlamento della Repubblica di Malta,
Signor Angelo Farrugia; al Signor Capo dell’Opposizione, Simon Busuttil; al Signor Sindaco di
Mosta, Keith Cassar; e a tutte le distinte Autorità civili, militari e religiose che sono presenti a
questa celebrazione. Come forse avrete saputo, sono arrivato soltanto pochi giorni fa, e un po’ per
volta cerco di approfondire la conoscenza del contesto culturale, sociale e politico, ove dovrò
svolgere la mia missione di Rappresentante del Santo Padre Francesco, al Quale va, come ha detto
l’Arcivescovo, il nostro filiale e grato pensiero. In questi giorni, sin dal mio arrivo, parecchi mi
hanno chiesto quali sono le mie aspettative e quale è il mio programma di Rappresentante
Pontificio. Ho cercato di rispondere in termini semplici, e lo stesso vorrei ripetere anche oggi. Il mio
programma, le mie aspettative sono di servire il Santo Padre Francesco in queste belle Chiese
particolari, con gioia e al meglio delle mie possibilità. Tuttavia oggi vorrei anche aggiungere
qualche breve osservazione, che mi sembra opportuna.
a) Ho incontrato il Santo Padre Francesco qualche settimana fa, in udienza privata, quando
era stata già pubblicata la mia nomina a Malta e in Libia. E’ stato un incontro che ha lasciato il
segno nella mia vita di Vescovo e di Sacerdote. Sono rimasto impressionato dalla profonda
conoscenza di persone e di situazioni che il Santo Padre ha della Chiesa in Malta e in Libia. Ma sono
stato impressionato in particolare dalla grande fiducia con cui egli guarda alle potenzialità di
queste Chiese particolari. Per me è stata la conferma che per la Santa Sede Malta è una realtà
importante. E’ importante per la sua tradizione paolina e apostolica; per la ricchezza delle
tradizioni di fede; per la sua storia di fedeltà alla Sede Apostolica; per il ruolo che tradizionalmente
Malta esercita nel Mediterraneo, al quale la Comunità internazionale guarda con ancora maggiore
interesse durante questi tempi un po’ spinosi e delicati per le gravi questioni umanitarie che si
dibattono in queste aeree. Perciò penso che insieme, ˗ da una parte gli Organismi della Santa Sede,
e dall’altra le Chiese particolari ˗ dobbiamo cercare, come l’Arcivescovo ha menzionato in diverse
circostanze, di rendere ancora più operativa e ancora più visibile la nostra fedeltà alle direttive
pastorali di Papa Francesco, che a me personalmente sembrano di grande attualità.
b) Seconda osservazione. Per l’esperienza personale che ho maturato in più di quarant’anni di
servizio alla Santa Sede in giro per il mondo, so bene che per le Chiese di grandi tradizioni di fede,
come è quella di Malta, qualche volta si corre anche un rischio sottile, come Papa Francesco più
volte ha sottolineato; e cioè il rischio di guardare più al passato anziché al futuro. Il rischio di
autocompiacimento nel guardare tutta la grande tradizione di fede che abbiamo ereditato dai
nostri padri. E perciò, la parola, l’insegnamento, la testimonianza di Papa Francesco, mi sembrano
molto attuali nell’invitarci ad un atteggiamento un poco diverso.
Papa Francesco ci ricorda spesso che specialmente oggi l’essenziale della missione della Chiesa è di
essere fedeli all’ultima parola di Gesù: “Andate! Andate nel mondo intero! Annunciate la Buona
Novella a tutti i popoli!” Questo significa, dice il Papa, che non possiamo fermarci, non possiamo
restare seduti dinanzi alle sfide dell’ora presente. Il programma di Papa Francesco, che noi
sposiamo volentieri, è di una Chiesa che va, una Chiesa che esce; dice Lui, che esce dalle sacrestie;
una Chiesa che va per il mondo; una Chiesa in movimento. Sommarizziamo che cosa intende il
Papa, quando parla di una “Chiesa in uscita”, di una “Chiesa in movimento”: è importante per la
mia missione di Rappresentante Pontificio, è importante per il carissimo Arcivescovo Scicluna, come
abbiamo ascoltato e sentito già diverse volte durante questa Liturgia, è importante per tutti coloro
che hanno a cuore il bene di questo popolo e di queste Chiese. Una Chiesa in movimento, una
Chiesa in uscita secondo lo spirito della Evangelii Gaudium è in primo luogo una Chiesa che va
verso tutti, senza discriminazioni, senza differenze, in un atteggiamento di dialogo: dialogo
positivo, costruttivo, attento e rispettoso. In secondo luogo è una Chiesa, il Papa lo ripete spesso,
che deve andare verso le periferie, non solo verso il centro. In primo luogo, verso le “periferie
esistenziali”: verso i lontani, verso quelli che sono lontani dalla nostra fede e dalla nostra visione di
vita; quelli che non sono mai venuti in chiesa. Qualche volta qualcuno mi dice: Ma tu, caro Nunzio,
vai da quello lì che è un comunista, da quello che non è mai venuto in chiesa. E Papa Francesco mi
fa: “Ma bravo, Signor Nunzio, così deve fare! Dobbiamo andare verso i lontani, da quelli che non
sono mai venuti”. E poi, aggiunge Papa Francesco, non ci sono solo quelli che non sono mai venuti,
ci sono anche, e sono tanti, quelli che venivano e non vengono più. E dobbiamo “andare”: è la
nostra visione. “Andate”, non vi fermate, non vi sedete, andate! Sicchè “andare” mi pare la parola
motto, la parola simbolo del programma di Papa Francesco. E dobbiamo “andare” anche in un
altro contesto, molto delicato per la realtà concreta, reale, dell’isola di Malta. Ma questo il Papa ce
l’ha a cuore. Lui dice: Caro Nunzio, ho dei progetti particolari. Ne parleremo quando Lei avrà
potuto rendersi conto personalmente della realtà maltese. Vi prego di accogliere questa parola del
Papa, con tutta la devozione e lo spirito filiale di cui siete capaci. Dobbiamo continuare la grande
tradizione di carità che ha animato il cammino di fede di questa Chiesa e dei vostri padri.
Dobbiamo andare anche verso le “periferie materiali”, i poveri, gli ammalati. E lo dobbiamo fare
con grande zelo. Ma dobbiamo andare pure verso i migranti, verso i profughi, verso i rifugiati che
bussano alle nostre porte. Dobbiamo sentirci messi in discussione. La ricchezza della vostra fede
viene della Parola che Paolo migrante ha annunciato. E come possiamo chiudere oggi le porte
dinanzi ai tanti “Paoli” che bussano alla nostra sensibilità pastorale e cristiana?
c) Terza e ultima osservazione. Papa Francesco mi diceva: “Caro Nunzio, devo dire la verità, a volte
mi domando se non è troppo quello che domando”. “Ma, penso che questa è la missione di Pietro
oggi: di confermare nella fede i fratelli, di richiamare all’essenziale della vita cristiana, di
richiamare la parole di Gesù”. E io vi ripeto, dice Papa Francesco, lo dica alla Chiesa in Malta; la
parola di Gesù è di “andare”, con gioia, con fiducia nello Spirito che anima la Chiesa. Dica alla
Chiesa in Malta di non “imbottigliare” lo Spirito Santo, di non mettere lo Spirito Santo dentro una
bottiglia! Di lasciare che lo Spirito lavori in profondità, e di ascoltare le suggestioni e le ispirazioni
che Egli darà”. Eccellenza, caro Arcivescovo Charles, dieci anni fa, quando ci siamo incontrati per la
prima volta in Vaticano, quando Lei era Promotore di Giustizia alla Congregazione della Dottrina
della Fede, e io Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina, non avrei mai pensato che un giorno
avrei avuto la gioia di servire la Chiesa di Dio che è in Malta, nello spirito della grande tradizione
paolina, avendo come Arcivescovo Vostra Eccellenza. Il Papa saluta tutti, ma soprattutto incoraggia
tutti. Il nostro programma, le nostre aspettative, sono di “andare” con gioia per le vie che lo Spirito
ci indica, per le vie che hanno fatto grande questa Chiesa. Raccomando la mia missione alla vostra
preghiera e affido a Maria Assunta in Cielo, segno di consolazione e di sicura speranza, i nostri
comuni progetti di servizio. E attraverso la materna intercessione di Maria, domando abbondanza
di grazie, di consolazione e di gioia, di zelo apostolico e di ardore paolino, per tutti e ciascuno di voi,
per la Chiesa di Dio che è in Malta e in Libia.
Thank you very much».
A Sua Eccellenza Mons.
Alessandro D’Errico vanno gli auguri di buon lavoro della
Redazione
e degli amici della sua terra
natale.