di Elia Fiorillo
Sergio Mattarella, suo malgrado, ha fatto la differenza. Tra Berlusconi e Renzi, in primis. Ma anche tra il presidente del Consiglio, Alfano e l’ex Cavaliere. E, inoltre, tra Scelta Civica e i migranti nel Pd. La sua elezione a capo dello Stato è diventata un vero “mattarello” che picchia duro e divide chi, per opportunismo politico, aveva fatto scelte forzate. Ma, per converso, unisce anche, sempre per la stessa motivazione. Il segretario del Pd incassa numeri, non necessari secondo lui, per continuare la battaglia delle riforme senza il patto del Nazzareno. Berlusconi non può rimanere con le mani in mano continuando a dare fiducia al “mattarello” Renzi. Bisogna passare ad iniziative che non smentiscano l’impegno sulle riforme del capo di Forza Italia, ma contemporaneamente situino il partito, in modo ben visibile, nella tribuna degli oppositori. Un posto già affollato dagli ultrà di Grillo e di Salvini, con cui il presidente di Forza Italia non può confondersi.
“Non smentire il passato ma, comunque, voltare pagina” è il programma di Berlusconi, sia all’interno di Forza Italia che all’esterno. Se per quanto riguarda Renzi il proposito di comportamento è dichiarato, non si capisce bene come Silvio Berlusconi procederà alla ricomposizione interna. Raffaele Fitto non molla l’osso proprio nel momento in cui il capo carismatico ha dovuto ammettere la fregatura subita. Con il vento in poppa e con i quaranta parlamentari che fanno capo a lui continuerà a chiedere l’azzeramento di tutte le cariche e le “primarie”. L’ex caimano dovrà trasformarsi in camaleonte per provare a compattare il partito, riducendo quanto più possibile i danni e rimandando le vendette personali e di gruppo. Berlusconi avrà sicuramente redarguito la sua fida “furiera”, Maria Rosaria Rossi, per aver definito Verdini e Letta un “duo tragico”. Il momento è troppo delicato per sparare addosso agli amici di sempre. Ci vuole prudenza, soprattutto se l’idea è quella di ricostruire un’alleanza con Alfano ed i suoi.
A mente fredda, da vecchio imprenditore, Berlusconi si rimprovera di aver liquidato il suo Pdl e non risparmia maledizioni a Gianfranco Fini, suo primo oppositore. Con un Renzi, asso piglia tutto, bisogna compattare l’area del centro-destra moderato, differenziandosi quanto più possibile da Matteo Salvini e dalle sue trovate mediatiche. L’idea di Salvini di “allargarsi” al Sud non è peregrina. I tempi sono cambiati. Per il momento il Sud non pare abbia risposto all’invito di rivoltarsi sotto la bandiera leghista, dopo le valanghe di fango e d’ingiurie scaricate da Bossi e dai suoi, ma non si sa mai. A maggio ci sono le elezioni in ben sette regioni – Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Puglia – e anche in più di mille comuni. Un test importante che richiede compattezza ed idee chiare. A Fitto ha già indicato la strada da seguire: il ritorno a Bari per riprendersi lo scranno più alto della Regione Puglia, sperando di punire così Nichi Vendola, alleato lastminute di Matteo Renzi. Ma, soprattutto, per levarsi di torno il giovincello oppositore che non ha nessuna intenzione di assecondare il fondatore di FI. Comunque, per Fitto resta il problema, al di là della candidatura, di vincere nella sua terra. Si possono immaginare i lazzi e frizzi del cerchio magico berlusconiano se l’oppositore primo dovesse perdere nella sua Puglia.
Dal lato suo Renzi è gongolante: tutto procede per il giusto verso. L’approdo al Pd d’importanti personaggi di Scelta Civica è la prova provata del suo successo. Ma un però gli ronza in testa. Mattarella è stato il collante che ha unificato i “democrat”, ma rimangono divergenze nel partito non di poco conto su provvedimenti legislativi per lui cruciali. Vuoi vedere che il furbo Silvio, nel “ruolo d’oppositore a trecentosessanta quadri” , dopo “essersi sgravato di un peso” – Renzi appunto -, coglierà ogni occasione per supportare nel segreto dell’urna i “non democristiani” del Pd, la sinistra appunto? La storia continua. L’importante è che il Paese non abbia ulteriori problemi di quelli che già ha dalla rottura del patto del Nazareno.