In un mondo che ci impone di correre, dove viene premiato il più veloce, dove ci insegnano che “chi si ferma è perduto”, ci siamo trovati a dover imparare a fermarci, a restare inermi, a sperare che in questo caso il tempo passasse in fretta, quando prima di tempo non ne avevamo quasi mai. Abbiamo imparato che a volte “fare la nostra parte” potesse significare anche non fare nulla, ma lasciar fare agli altri, a chi ha le competenze, a chi deve in ogni caso continuare a svolgere il proprio lavoro, la propria mansione, mentre agli altri il compito di fermarsi ed aspettare…
Da quasi due mesi si è passati alla fase due. Accompagnati da mille dubbi ed incertezze muoviamo i nostri primi passi verso la tanto agognata nuova “normalità”. Le restrizioni hanno messo a dura prova un po’ tutti, soprattutto i giovani. Gli adolescenti che già vivono in un perenne desiderio di evasione hanno sentito addosso tutto il peso della reclusione, restare a casa non andando a scuola, se bene a volte lo si è desiderato, si è rilevato essere una vera è propria sofferenza, si è stati lontani dal proprio mondo, dalla propria dimensione, dai propri amici ,dalle proprie abitudini, scatenando un senso di smarrimento, di vuoto. Secondo una ricerca dell’università di Padova circa l’85 % dei giovani a causa del lock down sono ad oggi soggetti ad ansia, noia e in alcuni casi depressione , ciò ha portato alla ricerca di uno spazio in cui potersi esprimere e sentirsi parte viva , ed così che si è scatenata una vera e propria dipendenza dai social, il quale mondo non si è fermato affatto a causa del lock down, anzi ha iniziato a muoversi più velocemente creando così un vero e proprio universo parallelo in cui assistere a concerti, informarsi, partecipare a dibattiti, organizzare flashmob, un modo per sentirsi vicini nonostante le distanze, una vicinanza virtuale che il più delle volte aiuta , ma da non confondere con quella reale, bisogna saper sempre scindere da ciò che lo è e da ciò che non lo è , anche se questo diventa un compito sempre più arduo. Durante la pandemia, in cui si era alla ricerca spasmodica di risposte, molte sono state le fake news, le quali a volte hanno gettato ulteriori dubbi seminando caos e panico, in una generazione che necessitava di rassicurazioni. I social sono sicuramente un mondo da scoprire ogni giorno, a volte possono permettere di viaggiare con la mente, accorciare le distanze, aiutare nella socializzazione, senza dimenticare però che “vivere“ non comporti necessariamente il condividere. Vi è il bisogno, in questo momento di prendere la giusta boccata di realtà prima di rimettersi in gara in questo mondo che sta cercando di riprendere la propria corsa.
A cura di Grazia Ritrovato