Non rientreranno in Forza Italia “quelli che l’hanno tradita”, dice Silvio Berlusconi. Ma non c’è da credergli fino in fondo. Per ora è così. Ma le cose potrebbero cambiare. Questo è il momento dei buoni propositi preelettorali. Della necessità-opportunità di costruire un cartello elettorale con Salvini e Meloni, visti i buoni risultati del centro-destra alle elezioni amministrative e i sondaggi che vedono FI, Lega e FdI al 35% dei consensi se si presenteranno uniti. Poi si vedrà. Tutto può far brodo in politica in caso di necessità. E le motivazione per giustificare operazioni ritenute impossibili, diventate poi praticabili, si trovano sempre, con un po’ di fantasia e sfacciataggine. “E’ la politica (nostrana) bellezza!”. Per ora provano a tornare a casa FI il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa e il sottosegretario al lavoro Massimo Cassano. Tornerebbe anche Paolo Bonaiuti, storico portavoce del Cavaliere dal 1996 al 2014, quando passò al gruppo di Ncd. Pare che tra Bonaiuti e Berlusconi ci sia stato un chiarimento sulle incomprensioni che fecero cambiare casacca al fido portavoce, e amico, di Silvio.
C’è anche chi va contro corrente. Il deputato Maurizio Bernardo di Ap, ex FI, non ritorna da Silvio ma sceglie il Pd. “Con il partito di Renzi – sostiene – abbiamo ottenuto quello che ai tempi di Forza Italia non siamo riusciti a realizzare”. Uno schiaffo in piena faccia al padre fondatore di Forza Italia che è proprio convinto dell’incontrario.
C’è anche da segnalare la corsa al pagamento di oneri arretrati da parte dei parlamentari di FI nelle casse del partito. Meglio mettersi in regola con i conti, non si sa mai, potrebbe essere un pretesto per l’esclusione dalle liste elettorali.“Venite adoremus”, sembra il ritornello più cantato in questo periodo da parlamentari – di tutti i partiti – che vogliono essere ricandidati. “Venite adoriamo” chi ci dà un posto vincente nelle liste elettorali. Nessun problema tra Camera e Senato, basta che per quattro anni uno scranno a Palazzo Madama o a Montecitorio sia assicurato. Visione qualunquistica di certe scelte di campo? Speriamo proprio di sì. L’escamotage che Silvio da Arcore ha trovato per allargare i suoi spazi elettorali e, comunque, per non abbandonare al loro destino i “traditori”, sono le “aggregazioni di centro”. Gli accordi FI li farà, appunto, con quelle componenti centriste che hanno intenzione di collaborare con il centro-destra del trio Meloni – Salvini – Berlusconi. I sondaggi danno attualmente la Lega e Forza Italia al 15,1% a testa, mentre FdI al 4,9%. Matteo Salvini va ripetendo che il leader del centro-destra sarà chi prenderà più voti alle elezioni politiche. Pare convinto che con la discesa al Sud della Lega e con le sue battaglie contro l’Europa, gl’immigrati e la difesa personale a gogò possa surclassare il “vecchio” Silvio. L’ex presidente del Consiglio da parte sua ritiene che essendo “ottimista di natura” la sua candidatura alle prossime elezioni politiche sarà “piuttosto probabile e assolutamente auspicabile nell’interesse della democrazia e dell’Italia”.
Candidato o non candidato Berlusconi ha deciso di scendere in campo convinto che il suo impegno personale farà la differenza, facendo salire quella percentuale del 15,1% a livelli certamente più alti. Se Forza Italia è arrivata a quote di consenso così basse, secondo Berlusconi, è colpa dei tanti eletti che non sono riusciti a dare un’immagine d’efficienza all’elettorato, specialmente quando erano ospitati in tivvù. Cambiare, allora, per migliorare e aumentare il consenso. Nuove facce televisivamente proponibili. Gente che ha un mestiere dietro le spalle, che è riuscita a costruire qualcosa nella vita professionale. Il casting è appena cominciato. I politici di professione in Forza Italia? Mandarli a casa tutti potrebbe essere anche nelle intenzioni dell’ex Cavaliere, ma non è possibile. Già modificare l’attuale assetto parlamentare di Forza Italia con un 50% di cambi sarebbe un gran risultato, ma l’impresa non è di quelle facili.
Al di là dei casting elettorali e dei “venite adoremus” prima delle elezioni, resta il problema di come provare ad evitare che il Parlamento si trasformi in una sterminata sala da ballo dove c’è un continuo, eterno, scambio tra i ballerini. Un dato che vale sopra ogni altro ragionamento: ad oggi nel nostro Parlamento ci sono stati ben 501 cambi di casacca, dieci al mese, che hanno coinvolto 324 parlamentari, un terzo degli eletti. “E’ la politica bellezza!”. No, la politica è un’altra cosa.
di Elia Fiorillo