“In questi giorni di confinamenti, dentro un tempo sospeso che fatichiamo a immaginare libero,
provo a interrogarmi sul senso del mio agire”: è nata così, come
racconta negli ‘Appunti dal silenzio’ pubblicati su Instagram,
la decisione di Alessandro Michele di dare un nuovo tempo e
nuove modalità di presentazione alla moda di Gucci.
Michele, al timone della maison da 5 anni, non è il primo ad
aver ripensato al senso del suo lavoro nel contesto fagocitato
del fashion system degli ultimi anni. Giorgio Armani per primo
ha parlato dell’esigenza di rallentare, e così hanno fatto il
belga Dries Van Noten e una pattuglia di colleghi, in una
lettera aperta al sistema. E via di seguito le camere della moda
americana e inglese, con il loro invito a limitare la
proliferazione di show. Ora, le riflessioni di Alessandro
Michele, nate dal lockdown, dal fatto che in questi mesi “Ci
siamo scoperti – scrive nel suo diario, pubblicato in inglese e
italiano – piccola cosa. Un miracolo di niente. Abbiamo
soprattutto capito di essere andati fuori misura. Le nostre
azioni spregiudicate hanno incendiato la casa che abitiamo”. E
quindi “Oggi che la devastazione ci ha trovato impreparati,
dobbiamo poter riflettere su ciò che non vorremmo tornasse
uguale. Perché il rischio più grande, per il nostro domani, è
quello di abdicare ad ogni reale e necessaria discontinuità. La
nostra storia è, purtroppo, costellata da crisi che non ci hanno
insegnato nulla”. Diventato consapevole della “tirannia della
velocità”, “sento l’esigenza di un tempo mio, svincolato da
scadenze etero-imposte che rischiano di mortificare la
creatività”.
Per questo – ecco l’annuncio – “ho deciso di costruire un
percorso inedito, lontano dalle scadenze che si sono consolidate
all’interno del mondo della moda e, soprattutto, lontano da una
performatività ipertrofica che oggi non trova più una sua ragion
d’essere”.
“Nel mio domani, abbandonerò quindi il rito stanco delle
stagionalità e degli show – spiega – per riappropriarmi di una
nuova scansione del tempo, più aderente al mio bisogno
espressivo. Ci incontreremo solo due volte l’anno, per
condividere i capitoli di una nuova storia. Si tratterà di
capitoli irregolari, impertinenti e profondamente liberi”. Non
solo: “Mi piacerebbe abbandonare l’armamentario di sigle che
hanno colonizzato il nostro mondo: cruise, pre-fall,
spring-summer, fall-winter. Mi sembrano parole stantie e
denutrite”. Al loro posto, spazio a nomi presi dalla musica
classica: “sinfonie, rapsodie, madrigali, notturni, ouverture,
concerti e minuetti” .