Apertura dell’Anno giudiziario con polemiche: le toghe criticano l’Esecutivo e il premier rintuzza l’attacco
Più che prolusioni per l’apertura dell’anno giudiziario sembravano veri bollettini di guerra. Di un conflitto però che non lascia ben sperare per una vittoria finale della “Giustizia”. La criminalità organizzata lo diventa sempre di più e sembra che tutto possa coinvolgere, in primis la politica. Che, al di là del malaffare, ritorna in certi interventi dei procuratori generali come un nemico che non capisce (volutamente) le esigenze della magistratura. Ed è inevitabile lo scoppio fragoroso della polemica in cui il presidente del Consiglio rintuzza e rilancia accuse all’altro potere, “autonomo ed indipendente”, previsto dall’art. 104 della Costituzione.
Non c’è solo la polemica tra politica e magistratura, ma anche tra quest’ultima e se stessa. Il presidente della Corte di Appello di Milano, Giovanni Canzio, senza giri di parole, bolla l’iniziativa dei colleghi della Corte di Assise di Palermo di chiamare a testimoniare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia: “Questa dura prova si poteva risparmiare al capo dello Stato, alla magistratura stessa e alla Repubblica”. Ma anche il rappresentante della Corte di Appello di Palermo, sia pur in modo indiretto, invia critiche ai pubblici ministeri. Invita la “società civile” a non schierarsi sempre e solo con i P.M., poiché bisogna sostenere anche i giudici che a volte assolvono “per correggere degli errori investigativi e requirenti”.
Se tutto questo non bastava ad intorbidare le acque è arrivato il novello esponente laico, di indicazione grillina, a sostenere che il C.S.M. “vuole essere parte attiva delle riforme, perché se si aspetta il governo o non arrivano oppure si vede di che qualità sono”. C’è poi il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena, che si è scagliato contro l’idea di una Superprocura antiterrorismo, ma anche contro il taglio delle ferie decise dal Governo con un decreto; un provvedimento “che ancor ci offende” e che con i tempi lunghi della giustizia non ha nulla a che vedere. Durissimo contro il Governo Renzi il presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini. Le sue critiche sono state talmente spiacevoli che il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, si è alzato dalla prima fila e ha lasciato la cerimonia “sbattendo la porta”.
Insomma, una giornata non felice per la democrazia del nostro Paese quella in cui si è tenuta l’apertura dell’anno giudiziario. In alcuni casi è prevalsa la voglia “mediatica” dei procuratori generali di dire la propria non tenendo conto dell’inopportunità del momento. Un’ occasione importante per dare all’opinione pubblica un quadro dell’azione giudiziaria fondato, al di là delle posizioni personali e di categoria, su dati di fatto provenienti dalle sentenze pronunciate.
Il presidente del Consiglio non perde tempo per esprimere tutto il suo dissenso per alcune dure prese di posizione contro il Governo: “Oggi di nuovo le contestazioni di alcuni magistrati che sfruttano iniziative istituzionali (anno giudiziario) per polemizzare contro il Governo”. E, ancora: “L’Italia che è la patria del diritto prima che la patria delle ferie, merita un sistema migliore di giustizia. La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi”, afferma Renzi. E, continua: “A chi mi dice: ma sei matto a dire queste cose? Non hai paura delle vendette? Rispondo dicendo che in Italia nessun cittadino onesto deve avere paura dei magistrati. E i nostri giudici devono sapere che il Governo (nel rispetto dell’indipendenza della magistratura) è pronto a dare una mano. Noi ci siamo”. Forse era il caso che il presidente-segretario lasciasse perdere il passaggio sulla “paure delle vendette”, alludendo che ci potrebbero essere, e si fermasse al “Governo è pronto a dare una mano”. La brutta sensazione che s’avverte è che il braccio di ferro continuerà, purtroppo.
A cura di Elia Fiorillo