Il premio Placito Capuano a Giuseppe Montesano, autore dell’opera-mondo «Lettori selvaggi nell’ambito di Capua il Luogo della Lingua festival.  Il riconoscimento è assegnato a personalità del mondo culturale che contribuiscono alla diffusione della lettura in Italia

La diciottesima edizione del Capua il Luogo della Lingua festival ha consegnato allo scrittore Giuseppe Montesano il Premio Placito Capuano 2023, riconoscimento istituito nel 2014 in occasione del decennale del festival e che da allora, ogni anno, viene assegnato a personalità del mondo culturale che attraverso il proprio lavoro contribuiscono alla diffusione della lettura in Italia.

Ed a Giuseppe Montesano, autore dell’opera-mondo “Lettori selvaggi”, è andato il premio assegnato nel 2014 alla scrittrice Dacia Maraini, nel 2015 al regista Matteo Garrone, nel 2016 all’attore e scrittore Marco D’Amore, nel 2017 e nel 2018 rispettivamente agli scrittori Maurizio de Giovanni e Lorenzo Marone, nel 2019 al regista Saverio Costanzo, nel 2020 al cantautore, poeta e scrittore Roberto Vecchioni e nel 2022 al linguista Domenico Proietti. 

E quest’anno all’autore del libro “Tre modi per non morire. Baudelaire. Dante. I greci ” (Bompiani), il premio è stato consegnato dagli studenti del liceo “S.Pizzi” di Capua, gemellato con il festival che, con la direzione artistica di Giuseppe Bellone, celebra la scrittura in maniera contemporanea nei luoghi più suggestivi della città del Placito Capuano, primo documento scritto in volgare nel 960 d.C.

Ed è stato il Museo Campano Provinciale di Capua ad ospitare la giornata di festa inaugurata dalla Lectio di Montesanoagli studenti, introdotta dallo storico Fiorenzo Marino.

«Ricevere un premio è sempre una cosa piacevole e che ti gratifica quasi sempre in maniera indegna – ha commentato lo scrittore – Ma in questo caso sono proprio contento di ricevere un riconoscimento che ha nel suo nome ciò in cui credo molto. E cioè che ci sono luoghi particolari, diversi dagli altri, e di questo spesso ci dimentichiamo.

Come Capua, il luogo in cui è nata la lingua italiana che per me, e per chi scrive, è la madre nel senso più profondo del termine. Trovarmi qui, anche per essere premiato, mi dà un vero e reale piacere che si aggiunge al fatto che, in questa attribuzione, ci vedo l’affetto di un gruppo di persone che lavorano su un territorio non semplice e che riescono a portare avanti iniziative importanti che, secondo me, possiamo solo augurarci che crescano per il bene di tutti.Per il bene di un territorio, certo, ma anche di chi viene a prendere linfa nei luoghi che hanno bisogno di essere risvegliati per risvegliare a loro volta».

Giuseppe Montesano, che ha incontrato gli studenti del liceo capuano dopo il debutto di “Tre modi per non morire” al Piccolo di Milano con Toni Servillo, un viaggio teatrale attraverso tre momenti culminanti in cui alcuni poeti mettono in pratica l’arte di non morire, non ha dubbi sulla maniera più efficace per comunicare la storia ai giovani con un linguaggio quanto più contemporaneo possibile: «Credo che occorra farlo senza monumentalismi, senza impatto frontale, con molta verità. Partendo casomai dal fatto che non possiamo incolpare i giovani di non sapere e conoscere la storia e la sua bellezza se noi per primi l’abbiamo dimenticata, colpevoli infinitamente più di loro perché avevamo i piedi su qualcosa che abbiamo trascurato.

Piuttosto dovremmo dire ai giovani: vorremmo portarvi con noi, ora che abbiamo incominciato a capire il potere ela forza della nostra storia, dei nostri luoghi, e vorremmo scoprirlo con voi, insieme, semplicemente».

Giuseppe Montesano parte da un assunto difficilmente contestabile: non passa giorno che non siano celebrati i nostri trionfi tecnologici dalle applicazioni sbalorditive e dalle grandi potenzialità, eppure mai come in questi anni si è fatta evanescente l’idea di progresso. Gli alfieri dello strapotere digitale ci ricordano che potremmo essere liberati dai lavori più faticosi e noiosi, ma questo non accade: la nostra evoluzione è bloccata e l’infelicità ci assedia. Aspettarsi dalle istituzioni culturali e politiche un intervento è inutile, se non illusorio, in quanto agenzie del potere. E allora, l’antidoto al pessimismo e all’analfabetismo emotivo e mentale è “toccare” le persone con parole di senso e di bellezza, alimentare la fiamma che un verso di Dante o di Baudelaire, un frammento di Eraclito o l’eros secondo Platone fa divampare. Un cambiamento a portata di mano perché già dentro di noi. Basta tornare a vivere il teatro e la letteratura nel senso più pieno, farne occasione di incontro con gli amici, per condividere di nuovo ciò per cui vale davvero vivere: poesia, emozione e verità.

Giuseppe Montesano è nato a Napoli. È autore dei romanzi: Nel corpo di Napoli (Mondadori 1999, Premio Napoli e Premio Vittorini), A capofitto (Mondadori 2000), Di questa vita menzognera (Feltrinelli 2003, Premio Viareggio-Rèpaci, Premio Selezione Campiello) e Magic People (Feltrinelli 2005). Ha scritto i saggi: Il ribelle in guanti rosa. Charles Baudelaire (Mondadori 2007, Premio Vittorini), Lettori selvaggi (Giunti 2016, Premio Viareggio-Rèpaci e Premio Napoli), Come diventare vivi (Bompiani 2017, nuova edizione 2022). Ha curato e tradotto con Giovanni Raboni le Opere di Baudelaire (Meridiani Mondadori, Premio Prezzolini-Lugano), opere di Flaubert, Villiers de L’Isle-Adam, Gautier, La Fontaine e, per il teatro, di Toni Servillo, Lélio o il ritorno alla vita di Hector Berlioz e Elvira (Elvira Jouvet 1940) di Brigitte Jacques. Collabora con il quotidiano Il Mattino. Il suo ultimo libro è Baudelaire è vivo. “I Fiori del male” tradotti e raccontati (Giunti 2021).