Sabato 12 gennaio 2019 alle ore 17:30 presso la Sala Teatro del I° Circolo didattico “P.zza Gramsci Giugliano in Campania”
Nel cortometraggio la regista ha provato ad affrontare il classico tema del pragmatismo contro l’artisticità; spesso si tende a limitare un carattere maggiormente incline ad un lavoro artistico a favore di uno più pratico ed economicamente sicuro. Difatti sia la bambina che la donna hanno interesse per la musica, invece brevi accenni mostrano che Emilio ha un lavoro decisamente più convenzionale.
Nessun personaggio è tendenzialmente cattivo o buono; il ragazzo per cercare il proprio accendino investe distrattamente Emilio, ma immediatamente lo soccorre e la sua volontà di aiutare l’uomo lo “eleva” nel limbo comatoso dell’uomo (il bosco), identificandolo come sua guida. Loro rappresentano due facce della stessa medaglia, il giovane che, facendosi carico del proprio errore, cerca di rimediare e l’uomo più maturo che una volta appresi i propri errori si lascia andare alla morte per timore di non riuscire a cambiare.
All’epilogo, Emilio avendo compreso i propri errori e considerandosi una figura limitativa per sua moglie e figlia, decide di lasciarsi andare e come ultimo accenno, le immagina finalmente “libere” dalla propria irremovibilità, perciò al suo primo piano viene sovrapposta l’immagine delle due figure femminili mentre danzano con un vestito bianco, in un’immagine di libertà e rinascita.
Biografia della sceneggiatrice e regista Letizia RISPO
La giovane sceneggiatrice e regista Letizia Rispo nata nel 1988 a Napoli. Vissuta a Giugliano in Campania fino al completamento del liceo scientifico, per poi frequentare un anno di accademia di belle arti indirizzo “pittura”. Ha frequentato la scuola del cinema di Napoli, dove ha avuto modo di lavorare come stagista su diversi set (tra cui anche “sirene” della Rai), per poi trasferirmi a Roma, dove vive tutt’ora e frequentare l’accademia Griffith nel 2017 per approfondire gli studi, già intrapresi a Napoli, in sceneggiatura cinematografica.
L’idea è partita principalmente dalla costruzione del personaggio principale: Emilio. L’intenzione era di creare un personaggio “al di sopra” del bene e del male, un antieroe con cui empatizzare ed, anche se in piccola parte, rivederci in lui. Simile alla classica figura dell’inetto di Svevo; Emilio è un uomo recluso nella propria rigida mentalità, capace di lasciarsi andare solo con qualche goccio di alcol in più a capodanno, che, nonostante agisca costantemente per il bene dei propri cari, si trovi improvvisamente, di fronte alla fallibilità delle proprie scelte. Esse gli vengono poste dinnanzi agli occhi da un personaggio che assume il ruolo metaforico di luce e verità (il classico Virgilio), come a tirar le somme, evidenziando quanto ciò che lui reputava benefico per la propria famiglia, in realtà era motivo di sofferenza e frustrazione per loro.
A cura di Mauro Fellico