Un incontro di eccellenze in un mercato molto esigente come quello giapponese, una nobile alternativa a chi ha fatto della carne un vero e proprio mito mondiale. Si presenta cosi’ la Chianina al ricevimento organizzato dall’Ambasciata italiana di Tokyo, ospiti i maggior operatori della ristorazione nipponica. La razza bovina autoctona della Toscana e dell’Umbria – conosciuta da piu’ di 2.000 anni – e’ certificata e garantita come Indicazione Geografica Protetta (Igp) dalla disciplinare del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, con lo scopo di scongiurare l’estinzione ed evitare la contraffazione. “La Chianina – difatti – e’ molto rara, spiega Davide Bonetti dell’azienda agricola San Giobbe: i capi dalla genealogia pura  viventi in Italia sono solo 45mila, e gli animali portati al macello ogni anno meno di 8mila”. Una scommessa fatta senza timore nel paese degli allevamenti del Wagyu, con il celebre manzo di Kobe e quelli di Mishima.
“I valori nutrizionali della Chianina sono impareggiabili – continua Bonetti: un bassissimo apporto di colesterolo e grasso si abbina ad un elevato contenuto proteico e di ferro, caratteristiche che insieme a una grana fine e un colore intenso, determinano un prodotto che e’ salubre e genuino”.
L’introduzione ufficiale della carne Chianina sul mercato giapponese – indica l’Ambasciatore d’Italia a Tokyo Giorgio
Starace, si configura in una dinamica di crescita senza
precedenti. “Nel mese di gennaio 2018 le esportazioni italiane
sono cresciute del 38,7% rispetto al mese di riferimento
dell’anno precedente, piu’ dell’aumento del 14,4% registrato
dalla Germania, del 13,3% del Regno Unito, il 13,1% della
Francia, e della Spagna con il 2,5%. Abbiamo dunque registrato
un primato tra i Paesi europei grazie a una crescita vertiginosa
della domanda dei nostri prodotti, tra i quali la carne
Chianina”. Un trend che ha portato il nostro Paese a superare
per la prima volta la Francia in termini assoluti. “Agli attuali
tassi di crescita – aggiunge l’Ambasciatore – saremo il secondo
paese esportatore verso il mercato giapponese dopo la Germania.
Questo e’ un risultato che si deve a tutti gli operatori, a tutte
le aziende, ma anche al sistema Italia che ha lavorato in
maniera molto aggressiva nel corso di quest’anno”.