“Il postino innamorato” Massimo Troisi, in una scena indimenticabile del celebre film, tra il serio e il faceto, afferma che “la poesia non è di chi la scrive, ma di chi se ne serve”. Questa osservazione, che, a prima vista, potrebbe sembrare utilitaristica, in realtà ci fa capire che “la poesia non è mai individuale del singolo, ma appartiene alla molteplicità che è l’insieme degli esseri”. Questa appropriata considerazione è stata fatta da Gennaro Castaldo quando ha licenziato alle stampe il suo bel “libello” di poesie e pensieri dal titolo “Frammenti”.
Il testo stampato da Book Sprint Edizioni, nel marzo 2016 è, come afferma lo stesso autore, il “viaggio di un’anima dall’origine al nulla”. Dedicato alla moglie, “fonte di ispirazione e sua immortale musa”, la raccolta è una sorte di ricognizione, che lo porta alle origini della sua esistenza ed in una dimensione fuori del tempo e dello spazio, per andare alla ricerca della sua anima. Confermando che, grazie alla poesia e alla riflessione fantastica – non a caso il nostro è laureato in filosofia – , è possibile, attraverso l’introspezione che porta all’empatia, accogliere l’altro in maniera serena, che mette nella condizione di avere una visione positiva dell’esistenza.
I versi di Castaldo conducono, anche attraverso pensieri contrastanti, che fanno riflettere sul dramma della violenza, sull’esaltazione del desiderio, sulla descrizione della sofferenza, sempre e comunque all’amore: il vero slancio vitale dell’umanità. Per assurdo il nostro usa affermare che “la morte non è niente, è solo un trampolino per un salto nell’abisso del nulla, luogo del principio dda dove l’anima è partita e anela ritrovarsi”.
Quindi anche la morte può essere vinta, perché, essendo il nulla, è “in re ipsa” contrapposta all’amore che appare l’antidoto a quella corsa ad ostacoli, che il vivere quotidiano impone alla persona umana, costretta a stare in una società avvilita dall’idea del successo ad ogni costo e del progresso anche quando si rivela negativo per gli esseri umani.
Per tale via la poesia diventa un’oasi dove l’uomo, ritrovando se stesso nei versi che scrive e nei pensieri che rimugina, “può sognare, librarsi in volo mentre gli occhi sono chiusi”, ma la mente è completamente accesa ed aperta alla considerazione del mondo che ci circonda.
Insomma, è come se Castaldo lanciasse un messaggio diretto all’ “homo sapiens”, invitandolo ad essere sapiente per davvero. Infatti la sua aspirazione è quella di far riflettere sulle esperienze vissute, che conducono per le vie del mondo, attraversando libertà e condizionamenti, dolore e felicità, gioie e sofferenze, odio ed amore. Questa è, purtroppo, la dimensione ordinaria in cui tutti gli uomini vivono il tempo loro assegnato.
In molti dei versi e dei pensieri del nostro fuoriesce un pessimismo, non inteso come tale, ma come un grido rivolto a sensibilizzare l’uomo a vivere in maniera solidale, perché questo è l’unico modo per evitare la violenza, la guerra, il materialismo, la corruzione. Potrà essere proprio questa condizione esistenziale a rendere convinto l’essere umano che, per combattere le avversità, che sempre si incontrano nel vivere quotidiano, c’è un solo modo: praticare la solidarietà. Così facendo “il pianto del poeta”, esprimendo il suo pensiero nascosto fino ad un minuto prima, sarà una sorte di “fiato d’anima”, un suo frammento, che, per quanto piccolo, servirà a rimettere insieme ciò che il tempo ha disperso e far rivivere tutto quello che l’uomo ha cancellato o per mera dimenticanza o per reale rimozione.
Questa temperie spirituale, se diventa patrimonio personale del singolo, si trasformerà in una sorta di incitamento, fatto anche ai tanti “pessimisti”, per dire loro con Giacomo Casanova: “Se non puoi essere il poeta, sii il poema”!
Giuseppe Diana