La tutela della dignità della persona deve sempre prevalere sul diritto di cronaca”, e ciò è ancora più vero “quando in gioco ci sono l’onore e la reputazione di un minore”: i giornalisti, dunque, dovrebbero “fare un passo indietro per non aggiungere altro dolore e umiliazione e permettere alla ragazza di affrontare con serenità il suo difficile percorso di autonomia”. Il Garante regionale dell’Infanzia e dell’adolescenza, Luigi Fadiga, interviene nuovamente sulla vicenda della ragazza di Reggio Emilia forzata dalla madre a prostituirsi, dopo la pubblicazione, da parte di alcuni organi di stampa, di stralci del diario in cui la vittima, allora quattordicenne, descriveva gli orrori a cui veniva suo malgrado costretta. “La libertà di informazione è certamente un diritto insopprimibile dei giornalisti”, afferma il Garante, ma “occorre avere ben chiaro che un minorenne vittima di reato è sempre e comunque una vittima – avverte Fadiga -, e che allo stesso vanno garantite tutela e protezione contro le interferenze arbitrarie e illegali nella loro vita privata, così come previsto dall’articolo 16 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo”. Come se non bastasse, aggiunge il Garante, non solo “viene da chiedersi a procedimento ancora in corso come la stampa sia venuta in possesso di quelle pagine e a che titolo le detenga, posto che esiste un esplicito divieto di pubblicazione degli atti coperti dal segreto istruttorio”, ma occorre ribadire che “Il Codice deontologico sulla privacy vieta di fornire notizie o di pubblicare immagini o fotografie di soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesivi della dignità della persona e di soffermarsi su dettagli di violenza”.