Vacanze non proprio di riposo per i leader politici nostrani. Le prossime elezioni siciliane hanno turbato il periodo ferragostano, ponendo loro una serie d’interrogativi di non facile soluzione. Certo, le alleanze locali, tenendo conto fino ad un certo punto delle “logiche” nazionali. Ma, soprattutto, il futuro non così lontano delle elezioni politiche. Perché quella è la tenzone da tener sempre a mente e provare a vincere in tutti i modi possibili. E le Regionali siciliane diventano, quindi, la prova generale delle prossime Politiche.
Nei primi posti dei “pensieri” dei capi partito non c’è la legge elettorale, “Germanellum” o “Tedeschellum” che si voglia appellare. Tutto è possibile in politica se ci sono le convenienze, ma pare che tutti – o quasi – si siano rassegnati al “proporzionale” che come si sa nella notte delle elezioni non dà un vincitore al cento per cento. Ma consente dopo, a mente fredda per così dire, di fare alleanze, anche al di là di quello che si è predicato in campagna elettorale. Bisognerà, allora, armonizzare i due “Consultellum” di Camera e Senato. Ovvero l’Italicum del 2015, per la Camera, e la legge Calderoli del 2005, per il Senato. Entrambe le norme finite sotto la lente della Corte Costituzionale che le ha dichiarate parzialmente incostituzionali.
C’è Silvio Berlusconi convinto che il vento di bonaccia finalmente ha ripreso a soffiare dalla sua parte. Da quella di Forza Italia come quando, ai tempi della “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, delle elezioni del 1994, riuscì nell’impresa, appunto, di scassare il congegno occhettiano e diventare presidente del Consiglio. E’ vero che deve fare i conti con il Matteo padano e con la sorella-fratello d’Italia Giorgia, ma la carta vincente dell’ex Cav. è, dal suo punto di vista, la moderazione. L’Italia è la patria dei moderati. Le uscite estremiste di Salvini per Berlusconi non fanno che far spostare verso la sua area i tanti che non accettano l’estremismo politico. Le castrazioni chimiche, l’uscita dall’Europa e dall’euro, la non globalizzazione e via dicendo, sono posizioni salviniane esasperate e senza futuro.
In Sicilia però il presidente di Forza Italia apparentemente ha dovuto cedere al duo Meloni-Salvini. Il candidato a governatore sarà Nello Mussumeci, ex sottosegretario al Lavoro ed ex presidente della provincia di Catania. Suo vice dovrebbe essere Gaetano Armao, docente di diritto amministrativo ed ex assessore regionale della Sicilia. Sempre che quest’ultimo accetti l’ipotesi del ticket. Berlusconi proverà a spiegare ad Armao che l’operazione è strategica per i suoi disegni. Armao per lui è la “differenza” visibile tra la Lega e Fratelli d’Italia. E’ la cartina di tornasole per misurare gl’indici di gradimento del moderatismo forzista, anche per l’appuntamento elettorale più importante, quello delle Politiche del 2018. Certo che se il prof. “indignato” non dovesse accettare, sarebbe un bel pasticcio per FI ed il suo capo. Ma l’ex presidente del Consiglio non poteva fare diversamente. Andare per conto proprio, con il suo candidato, poteva significare la vittoria dei 5Stelle o del Pd. Troppo pericoloso soprattutto per i suoi progetti futuri.
Matteo Salvini, per il momento, incassa la vittoria. Ma anche lui pensa alle prossime Politiche. E’ convinto che la sua Lega, non più nordista, potrà competere e superare FI. Chi prenderà più voti andrà a comandare a Palazzo Chigi. E lui, il nuovissimo Matteo italico, scordatosi del secessionismo e della Padania, pensa di poter surclassare il vecchio Berlusca, appunto, con l’apporto del Sud. Zitta, zitta Giorgia Meloni sta a guardare: “Tra i due litiganti…”.
Anche Beppe Grillo pensa alla Sicilia, ma con molta delusione. E non per il tour che il candidato 5Stelle alla presidenza della Regione, Giancarlo Cancelleri, sta facendo insieme a Luigi Di Maio e ad Alessandro Di Battista. Ma per la pubblicità negativa che Roma, con Virginia Raggi, sta arrecando al MoVimento. Non può mollare donna Virginia, ma l’immagine ne soffre, con tutte le conseguenze elettorali immaginabili.
C’è poi il Pd. Non si è ancora trovato il cemento per legare, per lo meno in Sicilia, i democrat con i bersaniani e con il Campo progressista di Giuliano Pisapia. La pietra dello scandalo è Angelino Alfano. Leoluca Orlando ci ha provato a trovare un’intesa tra il Pd, i movimenti civici e Ap. Niente da fare per Mdp. Berlusconi e compagni sentitamente ringraziano.
A cura di Elia Fiorillo