L’imminente convocazione dei grandi elettori per la successione a presidente della Repubblica manda in fibrillazione i partiti .Come previsto ha lasciato il Quirinale il giorno dopo la fine del semestre di presidenza italiano del Consiglio dell’Unione Europea. Se un rimpianto gli è passato per la testa, a Giorgio Napolitano, forse è stato quello di aver accettato un altro mandato presidenziale, sia pur a scadenza anticipata. E come poteva dire di no quando buona parte del Parlamento gli aveva chiesto in extremis un bis? Fu rieletto con 738 voti su 997. Un bel risultato. Solo i Grillini, Sel e Fratelli d’Italia gli voltarono le spalle. Tanti gli applausi sinceri ricevuti al suo commiato. Ma anche critiche, previste, dai suoi oppositori di sempre: Grillo in primis. Il commiato di Silvio Berlusconi a Napolitano è stato tutto teso a mettere le mani avanti sulla prossima nomina dell’inquilino quirinalizio: ”Vogliamo sperare che si possa arrivare ad un Capo dello Stato che sia garante di tutti e non di una parte”. E continua, l’ex Cavaliere, sostenendo di “pretendere di avere un presidente che non sia un seguito di tre presidenti di sinistra che hanno portato questo paese a questa situazione non democratica”. In verità ascrivere Scalfaro e Ciampi alla sinistra sembra un vero azzardo. Per Napolitano poi fu proprio Berlusconi all’epoca a volere che rimanesse proprio per evitare guai peggiori sul fronte della democrazia.
L’imminente arrivo della prima convocazione dei Grandi Elettori per l’elezione del presidente della Repubblica manda in fibrillazione i partiti. Certo per trovare un nome che identifichi le idee, i sentimenti del partito stesso, ma anche per qualche “resa dei conti” interna da portare a termine. “Il patto del Nazareno”, sia a destra che a sinistra, ha i suoi oppositori. L’occasione è propizia per intimare ai leader sottoscrittori correzioni di rotta. Lo fa la minoranza del Pd mandando espliciti messaggi al presidente-segretario Renzi, che non può appiattirsi su intese che con le idee-forza della sinistra non hanno niente a che spartire. Sicuramente la porta sbattuta da Cofferati accentua le divisioni interne ai democrat. A maggior ragione, non stando al potere, lo fa la minoranza di Forza Italia che sempre più esplicitamente accusa il Capo carismatico di aver perso la bussola da quando salì nella sede del Pd e si accordò con Renzi. Brunetta proprio non né può più di stare buono e tranquillo, lui che come un drago sputa fuoco ad ogni esclamazione. Ma anche il giovane Fitto non ha nessuna intenzione di far passare il momento topico senza aver battuto un solo colpo.
Dal canto loro sia Silvio che Matteo hanno un problema: non possono apparire come non determinanti nella scelta del successore di Napolitano. Alcuni nomi che circolano sono divisivi: Prodi, Bersani, Chiamparino, Fassino, Gianni Letta, D’Alema, Casini. Altri potrebbero essere punti di mediazione da proporre anche alle altre forze politiche vicine al Governo: Veltroni, Amato, Mattarella, Bonino. Finocchiaro. Poi ci sono i tecnici da “ultima spiaggia”: Visco, Cantone, Padovan. E, infine, le cariche istituzionali: Boldrini e Grasso. Berlusconi potrebbe giocare d’anticipo su Renzi proponendogli uno della sua squadra: Veltroni, per esempio. Sarebbe imbarazzante per Renzi dire di no.
Chi sta a guardare preoccupato è Matteo Salvini. Dopo tanta esposizione mediatica che la sua Lega non vedeva da tempo, non può permettersi un passo falso…massmediatico. Intrupparsi con Alfano e Berlusconi non gli conviene, tranne se non si tratti di personaggio a lui vicino. Sparerà ad alzo zero un nome significativo ed emblematico che non avrà alcuna possibilità di essere eletto. La stessa cosa la farà Beppe Grillo? Non è detto. Potrebbe provare a cambiare gioco, comunque mantenendo le sue caratteristiche di “bastian contrario”, ma puntando su di un nome a cui ne’ Berlusconi, né Renzi potrebbero dire di no. Un tecnico, per esempio, o uno specchiato intellettuale al di sopra della mischia. Entrerebbe in gioco “a gamba tesa”, certo creando problemi ai pattisti del Nazzareno, ma non alla democrazia italiana.
La partita per il Quirinale è delicatissima, sia per l’importante ruolo “super partes” proprio del presidente della Repubblica, ma anche per il modo in cui essa verrà giocata. Speriamo bene….
A cura di Elia Fiorillo