Sono lontani i giorni in cui, in anni senza covid, a San Gregorio Armeno, la strada dei pastori a
Napoli, non si poteva camminare per la folla di curiosi e
clienti accorsi a comprare un pezzo in piu’ per impreziosire il
proprio presepe o pensare a un regalo di Natale. Nel centro
storico, la via dei pastori oggi e’ deserta: non ci sono piu’ i
turisti, non ci sono i clienti, non ci sono i curiosi che
fotografano le statuine realizzate dagli artigiani pastorai. Il
covid ha piegato anche loro.
Da ieri, davanti a ogni bottega, i pastorai hanno appeso dei
drappi ‘giallo Napoli’, come il colore assegnato alla Campania.
Nell’aria si respira rassegnazione, avvilimento, paura di dover
chiudere per sempre botteghe che si tramandano da generazioni,
passando di padre in figlio. “Siamo del tutto esclusi dal Dl
Ristori – spiega Dino Bavero, titolare della bottega Bella
‘Mbriana, che fa parte dell’Associazione Le botteghe di San
Gregorio Armeno – Abbiamo scritto a Conte chiedendogli di
prevedere misure di sostegno anche per noi”.
Ottobre, novembre e dicembre sono di norma i mesi in cui gli
artigiani capitalizzano un anno di lavoro. Tre mesi durante i
quali gli artigiani vendono le loro creazioni, pastori
realizzati a mano, sia quelli tradizionali sia statuine
originali, che, di solito, hanno le fattezze di personaggi di
attualita’ (politici, calciatori, per esempio). Tutti in bella
mostra, lungo via San Gregorio Armeno, in una esposizione
permanente tra una bottega e l’altra.
Stavolta no, stavolta c’e’ solo da sperare di riuscire almeno
a pagare le spese fisse. “Qualcuno e’ venuto a chiederci se
avevamo De Luca con il lanciafiamme o avessimo realizzato medici
e infermieri con le mascherine – racconta Bavero – Ma nessuno
che compri, nessuno che sia interessato ai salti mortali che
stiamo facendo”. Con gli aiuti del primo lockdown, “non siamo
stati in grado nemmeno di pagare gli affitti che qui sono
comunque molto alti”.