Santità, le sue parole di comprensione, di elogio per la mia persona, per la mia azione sacerdotale e per quella di educatore non possono che farmi gioire. Lei riabilita un prete che ha avuto sempre a cuore i suoi fedeli; un educatore milani-1che ha provato a dare una possibilità a quei ragazzi che la società già considerava “ultimi tra gli ultimi”, senza speranza…”. Forse così si sarebbe espresso don Lorenzo Milani, il prete scomodo di Barbiana, se avesse avuto la possibilità di poter ringraziare Papa Francesco per essersi ricordato di lui. Ma avrebbe raccomandato al Papa di essere prudente, di non esagerare nell’esaltazione della sua figura tanto controversa ai suoi tempi, negli anni cinquanta e sessanta. Lei, come me un tempo, – avrebbe detto a Papa Bergoglio – di problemi già ne ha in abbondanza per le sue posizioni “progressiste”. Ci manca solo che si metta a difendere lo scomodo priore di Barbiana

Avrebbe rammentato a Sua Santità come negli anni del suo impegno sacerdotale il cardinale Alfredo Ottaviani, rigoroso oppositore di qualsiasi riformismo della Chiesa, apostrofava quelli come lui, ed i suoi seguaci, “comunistelli di sagrestia”. Un’espressione che voleva significare una commistione inconcepibile tra i comunisti, nemici mortali della Chiesa, e l’ingenuità dei “ragazzi di sagrestia”, creduloni, incapaci di capire che il male è male e non può focus-1trasformarsi in qualcosa di diverso. Oppure, li chiamava “cattolici dell’acquasantiera” perché, diceva, “stanno vicino all’acquasantiera per poter uscire più in fretta di Chiesa finita la Messa”. Insomma, l’ortodossia non ammetteva deviazioni. Don Lorenzo Milani però non aveva dubbi, tra l’altro, nell’affrontare temi come l’obiezione di coscienza. Un modo di rifiutare la guerra e tutte le sue atrocità. Un vero “tradimento” per i cappellani militari che lo vedevano come un nemico, un infedele che, col suo atteggiamento, mortificava i tanti eroi morti per difendere la sacra Patria. Solo nel 1967, con l’Enciclica Populorum Progressio, Paolo VI scriverà: …il servizio militare può essere scambiato con il servizio civile, puro e semplice, e benediciamo tali iniziative.

Anche con l’Azione cattolica, che proprio in questi giorni festeggia i suoi 150 anni di vita, era critico: “Noi la Chiesa non la lasceremo perché non possiamo vivere senza i suoi sacramenti e senza il suo insegnamento. Accetteremo da lei ogni umiliazione, anche, se sarà necessario, di inginocchiarci davanti a Gedda caudillo d’Italia, ma ce lo dovrà dire il Papa…”. Luigi Gedda, conservatore, era diventato presidente dell’Azione Cattolica nel 1954, contro la volontà di mons. Giovanni Battista Montini, allora Sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana, e con il consenso del cardinale Ottaviani.

Una volta diventato Papa Montini, anche se ben conosceva i dissidi tra la curia di Firenze e don Milani, non faceva mancare al prete di Barbiana – esiliato in quella località, sperduta frazione di montagna nel comune di Vicchio, nel Mugello – il suo sostegno. Tramite il padre spirituale di don Lorenzo, don Benzi, una volta gli inviò, per la sua scuola, un assegno di centomila lire accompagnato da un consiglio:

Certo, don Milani è stato un precursore dando alla Chiesa dei suoi tempi degli stimoli che solo oggi, in parte, vengono colti. Dice di lui papa Francesco: .

Per comprendere l’opera e le sofferenze del prete di Barbiana vale la pena leggere il bel libro della laica Neera Fallaci – la sfortunata sorella di Oriana Fallaci morta a 52 anni – che nel 1974 fece uscire la prima edizione del libro “Dalla parte dell’ultimo”.

Potrà diventare “beato” don Lorenzo, l’autore con i suoi “ragazzi” di “Lettera ad una professoressa”? Sembra di sentirlo schernirsi ripetendo: .

Papa Francesco però, di là delle raccomandazioni di don Milani, è uno che non scherza su certe questioni. E un santo a cui rivolgersi per avere protezione, in questo mondo dove gli “ultimi” possono morire in mare nell’indifferenza generale –anche di tanti pseudo cattolici – ce n’è proprio bisogno!

 

di Elia Fiorillo