Conte guarda i dati non penso à cenoni addio alle rituali rimpatriate familiari ci sono regole che tuttì dobbiamo rispetta .Mi chiedono se sono ottimista. Non sto pensando a veglioni, cene natalizie, cenoni, balli. Bisogna rispettare le regole». Cosi mercoledì sera il premier Giuseppe Conte, mentre annunciava in diretta le restrizione del nuovo Dpcm, ha rivelato agli italiani l’elefante che lui stesso aveva tenuto nascosto al centro della stanza fino a pochi giorni fa. «Soffriremo un po’» aveva infatti dichiarato il 25 ottobre cercando di rinfrancare gli italiani alle prese con il terzo Dpcm in 12 giorni, con la speranza «di respirare a dicembre» aveva aggiunto, lasciando intendere che per Natale le cose sarebbero andate meglio. Ebbene, evidentemente non l’hanno fatto. E per gli italiani – a cui Conte augura «serenità» sperando che questa traini i consumi – si prospettano un Natale e un Capodanno particolari . Se infatti ai regali possono pensarci Amazon o magari, sarebbe meglio, i tanti artigiani che si sono attrezzati m questi mesi approdando sul web; e se per il cibo ci si può organizzare con delivery, asporto e video-lezioni; ad oggi non c’è modo di garantire che la curva dei contagi viri verso l’appiattimento e quindi le zone rosse sbiadiscano verso l’arancione e quelle arancioni tornino gialle. Il rischio in pratica, proprio come già accaduto durante le feste pasquali, è che se dopo il 3 dicembre (quando scade il Dpcm) le cose non stiano andando meglio il figlio fuori sede resta bloccato a Milano e i nonni calabresi non possono abbracciare i nipotini che vivono a Roma dopo mesi passati a video-chiamarsi. Non solo. Qualora le misure ^ restino uguali ad oggi , nelle zor ne rosse e arancioni, pensare di spostarsi anche di pochi chilometri per raggiungere i familiari – anche i più prossimi in assoluto – potrebbe essere un problema. O comunque andare a messa o a cena può ancora essere «fortemente» sconsigliato.