L’epidemia di colera del 1973, aiuta a comprendere meglio, anche alla luce delle recenti vicende pandemiche, il divampare di malattie epidemiche in scenari urbani in cui per larga parte domina la modernità. È quanto emerso dalle giornate di studio “Prima e dopo il colera, dal 1973 le epidemie nella storia di Napoli”, che si sono svolte nella Fondazione Banco di Napoli, organizzate dal Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II e l’istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del CNR. Quest’anno ricorrono i 50 anni dall’epidemia di colera a Napoli dell’autunno del 1973. L’anniversario ha così sollecitato una rivisitazione storica di ampio respiro tra l’età moderna e contemporanea sulle epidemie che hanno colpito la provincia partenopea, tra le più coinvolte a livello europeo da focolai di infezione epidemica. «Quando sul finire dell’agosto del 1973 si manifestano i focolai di colera – ha spiegato Francesco Dandolo, Ordirario di storia economia Università Federico II – Napoli vive la stagione della modernità. Una fase distante dalla metropoli di novanta anni prima, in occasione dell’epidemia del 1884. Una modernità che però presenta aspetti molto problematici. Ne sono prova le drammatiche vicende del mese precedente relative alla rivolta del pane, le abitazioni come “ghetti” nel cuore della città, i cumuli di immondizia in molti quartieri, la presenza della criminalità organizzata, la violenza della destra neofascista e della sinistra extraparlamentare. Se poi si guarda alla situazione sanitaria lo scenario è inquietante: si contano oltre 20 mila casi di tifo ed epatite virale ogni anno, quasi cinque bambini su cento nati muoiono prima dei cinque anni di vita, anche a causa della denutrizione. Un bambino di appena sei mesi perisce per questo motivo nei primi giorni in cui divampano le infezioni». Tra i temi affrontati, il diffondersi delle epidemie a Napoli dalla metà del 1600 ai giorni nostri, con relazioni solidamente documentate al fine di fornire una lettura di insieme aggiornata e puntuale sui processi che hanno profondamente segnato la storia della metropoli partenopea. L’impatto delle epidemie sul tessuto urbano e sul contesto sociale della capitale del Mezzogiorno inquadrando gli effetti di lunga durata delle infezioni epidemiche.
Infine, la comparazione tra quanto avvenuto a Napoli e le reazioni di tipo politico, economico, sociale e culturale che si sono determinate con altri contesti urbani e regionali.
Una categoria storica che non si può configurare come un dato acquisito, ma che invece è messa in discussione da vicende che seppure apparentemente appaiano traumatiche e improvvise, hanno il loro radicamento negli stessi processi di modernizzazione spesso ricchi di palesi contraddizioni.