Volpi (FdI): “UE tenga conto del nostro sistema organizzativo” L’Abbate (M5s): “Recuperare il gap con l’Europa” Squeri (FI): “Serve una svolta culturale” Dori (AVS): “Quota 15mila entro 2026 è un’utopia”
“Le comunità energetiche rinnovabili sono uno strumento straordinario per innovare la transizione energetica in Italia. Una soluzione socio economica molto interessante, poiché rappresenta una funzione democratica la cui platea di beneficiari è molto ampia. Inoltre, costituiscono una misura etica perché riescono a garantire la sicurezza energetica proprio nel momento in cui gli scenari di guerra hanno messo in discussione gli approvvigionamenti nazionali”. Lo ha dichiarato Andrea Volpi (deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Lavoro e sindaco di Lanuvio), intervenuto nel corso del Cnpr forum “Sviluppo sostenibile: il ruolo delle comunità energetiche rinnovabili nella sfida verso il 2030” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
Le ‘comunità’ offrono, inoltre, uno straordinario contributo alla decarbonizzazione fissato dall’agenda 2030. I finanziamenti del Pnrr per agevolarle sono un’occasione importantissima, ma i ritardi dell’Italia rispetto a queste misure sono evidenti. Il legislatore europeo – ha aggiunto Volpi – dovrebbe tenere conto del fatto che non siamo un paese scandinavo; rispetto ai nostri 8000 comuni, di cui 4000 sono borghi, la realizzazione delle comunità energetiche impatta con quella che è la nostra burocrazia e il nostro sistema organizzativo. Le comunità energetiche rappresentano un sistema innovativo e produttivo al tempo stesso. Incentivarle è una sfida da vincere a tutti i costi”.
Esprime qualche preoccupazione Patty L’Abbate (M5s), vice presidente della Commissione Ambiente a Montecitorio: “Le comunità energetiche rinnovabili sono molto importanti. In Europa rappresentano uno degli elementi chiave per realizzare la transizione energetica. In Italia, invece, c’è stato un ritardo che ci auguriamo venga recuperato al più presto e auspichiamo che il ministero e gli enti governativi possano offrire un supporto concreto per evitare la ‘povertà energetica’, consentendo in maniera celere di utilizzare il meccanismo delle ‘comunità’. Finalmente è partita anche la piattaforma del GSE che sta effettuando una campagna di comunicazione per spiegare in maniera dettagliata ai cittadini e alle piccole e medie imprese in che modo è possibile costituirle e accedere agli incentivi disponibili”.
Sul gap che divide l’Italia dal resto d’Europa è intervenuto Luca Squeri (Forza Italia), segretario della Commissione Attività produttive alla Camera: “Siamo in ritardo rispetto all’Europa. Il contributo economico è importante, come ogni iniziativa che favorisce l’implementazione dell’energia da fonti rinnovabili perché il cammino della transizione energetica è una sorta di ‘marcia olimpica’ piuttosto lunga. Le ‘comunità’ offrono un contributo al di là della quantità di consumo effettuato. Le difficoltà non mancano – ha aggiunto Squeri – ma è determinante dare inizio a questo nuovo percorso che offre la possibilità di contrastare le crisi climatica ed energetica. Purtroppo ci sono ancora difficoltà burocratiche che rallentano questo percorso. Criticità che devono essere risolte al più presto”.
Per Devis Dori (deputato di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione Giustizia a Montecitorio): “Le comunità energetiche possono essere la vera rivoluzione in ambito energetico, non solo per l’Italia ma per tutta l’Unione Europea. L’obiettivo è quello di raggiungere 15mila ‘comunità’ entro giugno 2026. Il Pnrr potrebbe aiutare in maniera determinante. Oggi l’iter è bloccato dalla burocrazia, dalla lentezza della politica colpevole forse di non crederci fino in fondo. Il futuro invece è proprio nella autoproduzione di energia per attuare quella democrazia energetica tanto auspicata. Serve, poi, una sensibilizzazione su questo tema perché ancora tanti cittadini – rimarca Dori – non conoscono le comunità energetiche che possono rappresentare anche nuove opportunità di lavoro”.
Nel corso dei lavori, moderati da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Elisabetta Polentini (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma): “Le comunità energetiche rinnovabili possono definirsi uno straordinario strumento di welfare strutturale e sociale per famiglie e imprese. In Europa sono migliaia mentre in Italia, secondo i conti di Enea, sono poco più di 50 (dati al 31.12.2023). Dall’8 aprile sono disponibili i portali per accedere agli incentivi e ai contributi finanziati dal Pnrr. La promozione delle comunità energetiche rinnovabili può favorire senza dubbio la transizione energetica apportando un indubbio valore al nostro Paese.”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Proverei a interrogare dieci cittadini mediamente alfabetizzati appartenenti al mondo delle imprese o delle professioni o degli amministratori locali, chiedendo loro se sanno cos’è una comunità energetica. Sono convinto che otto su dieci risponderebbero di non saperlo. Il motivo principale per il quale c’è scarsa diffusione delle comunità energetiche in Italia, che sono associazioni tra cittadini, attività commerciali, piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per produrre e consumare energia su scala locale, è che molti non sanno dell’esistenza e della possibilità di avviarle. Lo stesso vulnus che ha riguardato la liberalizzazione del gas e dell’energia elettrica. Le persone non informate non sanno cosa fare e, dunque, non lo fanno”.