Grande serata di drammaturgia con il pluripremiato attore, regista, autore di testi impegnati Mimmo Borrelli che sul palcoscenico del bel teatro comunale Parravano di Caserta ha portato il duro ma splendido testo “Malacrescita” tratto dalla Tragedia “La Madre” (‘i figlie so’ piezze ‘i sfaccimma).
Mimmo Borrelli inizia a studiare drammaturgia fin da ragazzo inserendosi di diritto ,data la sua spiccata bravura, in varie ed importanti compagnie teatrali tra cui quella di Nello Mascia , l’accademia di teatro napoletana diretta da Antonio Ferrante e Marzio Honorato , la compagnia degli Sbuffi, e tante tournèe in Italia che gli consentono ampie possibilità di acquisire vari linguaggi attraverso il diretto vissuto di tradizioni popolari che a loro volta lo arricchiscono culturalmente dandogli la possibilità di scrivere e trasformare in arte teatrale tutte le sue esperienze. Chiaramente il linguaggio dialettale che l’attore porta in scena è quello legato ai suoi luoghi di nascita ovvero l’area flegrea.
La sua storia è ricca di esperienze teatrali e di pubblicazioni. Tra il 2003 e il 2005 concepisce il suo primo lavoro drammaturgico: ‘Nzularchia, con il quale, nel 2005 vince il Premio Riccione. Nel 2007, il suo secondo lavoro ‘A Sciaveca, diretto dal regista Davide Iodice. Segue nel 2010 La madre: ‘i figlie so’ piezze ‘i sfaccimma, rivisitazione del mito di Medea, prodotto dal Teatro Mercadante di Napoli, con lo stesso Borrelli alla regia.
Nel 2011 per la Ubulibri di Franco Quadri, pubblica la prima sua raccolta di testi teatrali.
Nel 2012 la sua opera Napucalisse apre la stagione del Teatro San Carlo di Napoli, musicata dal compositore Giorgio Battistelli. Negli stessi anni, l’attore italiano Toni Servillo legge in tutta Italia alcuni passi delle sue opere all’interno del reading Toni Servillo legge Napoli. Nel 2014 il regista Paolo Boriani realizza per Sky Arte HD il film-documentario ‘A sciaveca sull’opera e sull’immaginario creativo di Borrelli. Nel 2014 è autore e regista dello spettacolo Opera Pezzentella, testo drammaturgico di ricerca antropologica sul culto napoletano delle “anime pezzentelle”, rappresentato nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
Nel 2015 collabora con lo scrittore Roberto Saviano in Sanghenapule, spettacolo inserito all’interno della rassegna 2015/2016 del Piccolo Teatro di Milano.
Sempre nel 2015 diviene direttore artistico della rassegna flegrea Efestoval.
Nel 2017 in concorso alla Biennale di Venezia nell’ambito della Mostra internazionale d’arte cinematografica debutta al cinema con il lungometraggio L’equilibrio di Vincenzo Marra.
Nel 2018 mette in scena al teatro San Ferdinando di Napoli La cupa.
Tornando al pluripremiato spettacolo “Malacrescita” , Borrelli ,con una lingua letteraria e popolare insieme ed ispirata ai dialetti citati di quei campi flegrei , racconta la storia di una Medea contemporanea, Maria Sibilla Ascione, donna già destinata ad una condizione di metà Vergine innocente, metà Maga e strega furente. Figlia di camorrista e di camorrista innamorata, intossicata dalle esalazioni della terra dei fuochi, cerca vendetta contro un Giasone che risponde al nome di Francesco Schiavone “Santokanne”, un intraprendente bulletto di periferia determinato e disposto a tutto per favorire la propria ascesa al potere, tra le fila delle cosche camorristiche. Narratori delle folli trame insanguinate della tragedia sono proprio i figli, nati da parto gemellare, che la madre non uccide ma rende scemi, dando loro vino in sostituzione del proprio latte materno, lasciandoli vivere, ma abbandonandoli come rifiuti. I due gemelli, come cani abbandonati alla catena dei ricordi, rivivono i fatti tra versi e rantoli, rievocando gli umori, le urla, i mormorii della loro aguzzina, in un ossessivo teatrino quotidiano. Nel testo originale è la madre sopravvissuta a raccontare. – dice Mimmo Borrelli –“ Qui, invece, ho capovolto il punto di vista e dunque la drammaturgia della scena, immaginando che tutti i protagonisti di questa storia siano ormai defunti e gli unici sopravvissuti, agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano proprio i due figli, i due scemi che dementi rivivono i fatti, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine. L’unico gioco rimane e consiste nel rimbalzarsi, tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie di pomodori e vino eretto in nome della loro mamma: ’u cunto stesso, la placenta, l’origine della loro mala crescita”.
A cura di PinoAttanasio