Tutti pronti a tornare ancora una volta in piazza per far sentire la loro voce. L’hanno già fatto la settimana scorsa paralizzando il traffico nella zona di Santa Lucia, sul Lungomare. Stufi di dover pagare solo loro per la pandemia. «Tra stop and go gli affari sono andati a picco e certo – come raccontano da Scampia e dalle altre zone tutti questi assembramenti non ci sono, ormai le persone si sono abituate a fare gli acquisti online o vanno nei centri all’ingrosso dei cinesi che alla fine restano aperti e vendono anche al dettaglio, mentre noi siamo fermi». Eravamo pronti ad un corteo – spiega Vincenzo Calcamucci del Caramanico – ma l’ok dalla Questura non è arrivato ed allora ci vediamo prima a Poggioreale e poi sotto la Regione». Con l’obiettivo di riuscire ad avere un appuntamento con il governatore De Luca o con qualche assessore. Solo il mercato di Fuorigrotta conta 360 box. «Da una settimana ormai – spiega Salvatore Guerriero dell’associazione mercato Canzanella – siamo allo stremo e la chiusura anche degli alimentari è stato un vero e proprio colpo di grazia con tutto il fresco acquistato certo non è stato possibile smaltirlo poco più di 24 ore, sia chiaro non siamo razzisti ma se dobbiamo restare chiusi perché non ci sono i bagni nei nostri box è una vera ingiustizia anche nei centri commerciali ci sono i bagni comuni e tutti i mercati hanno i bagni comuni noi ne abbiamo 16, otto per le donne e otto per gli uomini, il mercato è stato costruito così. Cosa dobbiamo fare? Tutti devono vivere. E chi ci dice che il 21 marzo effettivamente potremo riaprire? Troppe disparità di trattamento». Sono 39 gli spazi nel mercato rionale della Torretta. Sabato alle 15 è stato chiuso il cancelli. Fermi pescherie, la nota salumeria Russo, la trattoria che ora faceva solo asporto «Cibi cotti», polleria, macelleria, i fruttivendoli e i venditori di articoli per la casa e detersivi, oltre ai negozi per bambini e di intimo. Fuori aperti e dentro chiusi. Eppure – lamentano gli alimentari sono considerati servizi essenziali. Così si perdono clienti e si creano le file davanti ai supermercati. Occorre uscire – spiegano una volta per tutte da questo equivoco dei bagni. I mercatali arriveranno a Napoli un po’ da tutta la regione da Caserta, Salerno, Noia, Ottaviano, tutti i comuni vesuviani. La chiamata è per tutti e nessuno avrà la bandiera dell’Ana (l’associazione nazionale degli ambulanti) che tuttavia li appoggia. «In Regione – spiegano – ci sono 30.000 venditori ambulanti autorizzati, persone che escono alle 4 di notte per andare al mercato a comprare la mercé, che investono i propri soldi e poi vengono chiusi all’improvviso. Non siamo noi a diffondere il virus, i mercati sono all’aperto e danno la possibilità alle persone di scegliere dove andare, al mercato, al supermercato, al centro commerciale, evitando così gli assembramenti». Ora è tutto congelato. Malgrado i costi. I debiti con i fornitori, la tassa di occupazione di suolo pubblico – la Cosap – ridotta si di un terzo ma che deve essere comunque pagata, come la Tarsu rinviata a fine aprile deve essere saldata. «E con quali risorse?» chiede Sergio che di mestiere faceva il fierista, altra categoria bloccata da un anno. Contro la chiusura si è schierato il presidente del Consiglio comunale Alessandro Fucito con una lettera inviata al presidente dell’Anci e al delegato dell’unità di crisi dell’Anci nella quale esprime il dissenso rispetto all’ordinanza di de Luca che crea «una disparità di trattamento.