A chi “la spara più grossa” è diventato un pericoloso vizietto della politica nostrana. Sempre più grossa. Eppoi, chi prova a smontare le colossali “palle” lanciate senza il minimo pudore da certi politici, si ritrova in una strana situazione. La “palla”, ovvero bugia, rimbalza e va a rafforzare le fanfaronate mediatiche. Ciò perché, come i giornalisti ben sanno, “la smentita” mantiene l’attenzione su quel tema e spesso tutto finisce in un polverone nel quale il pubblico fatica a distinguere il vero dal falso.

Parliamo di quella platea che segue le notizie a brandelli sui social network. E c’è di più. Quelle notizie false diventano vere (sic) per il rimpallo virale di link che trasformano la quantità in qualità. Oltre una certa soglia di visualizzazioni la notizia diventa, per assurdo, attendibile. Ovviamente non parliamo delle “notizie” giornalistiche che comunque hanno – o dovrebbero avere – il pregio della mediazione tra la notizia in sé ed il fruitore della stessa ad opera del giornalista.

I social network, sempre di più, indirizzeranno l’opinione pubblica. Certi dati non possono che preoccupare e far presagire per il nostro Paese un oscuro futuro: “55 italiani su cento non leggono un giornale nell’arco di una settimana, 88 adolescenti su cento non lo hanno mai preso in mano. E ancora: solo 40 italiani su cento hanno letto un libro negli ultimi dodici mesi, con un calo degli indici di lettura costante negli ultimi sei anni”.

Uno dei padri della Repubblica, Piero Calamandrei, affermava: “Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale”. E queste sagge parole venivano pronunciate quando la politica non si faceva con le sparate roboanti sui social network. Certo, bisogna qualificare sempre e di più la scuola. Ma non basta. C’è bisogno che la politica sia fatta in mezzo alla gente spiegando, motivando, chiarendo, dando un senso al futuro. Lo facessero, per lo meno, le forze politiche dell’opposizione, lasciando perdere i social network, le comparsate televisive, i talk sciò. Sul medio lungo periodo essere realmente tra la gente sarà la vera ancora di salvezza della nostra democrazia. Ripeteva spesso l’economista Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate Rosse, che se ai cittadini si spiegano con onestà intellettuale anche le questioni economiche più complesse essi capiscono ed assecondano. Anche quando c’è da fare dei sacrifici.

Tutto questo preambolo per inquadrare le vicende che hanno visto in questi giorni i vertici del governo impegnati in un’azione da campagna elettorale sui generis, sulla pelle di poveri cristi.

Salvini, il Capitano, nel suo braccio di ferro quotidiano a fini elettorali stavolta non trova di meglio che non far sbarcare dal pattugliatore Diciotti della Guardia costiera italiana diversi migranti. E’ l’Europa che deve risolvere il problema delle ricollocazioni. Solo allora lui, Salvini, ministro dell’Interno, darà il via libera allo sbarco. Le condizioni di vita sulla nave, al di là della buona volontà del personale, sono pessime. Un vero lager a cielo aperto. Lo dichiarano tutti quelli che per ruolo possono visitare i “prigionieri”. Poteva non muoversi la magistratura in una situazione del genere, sotto gli occhi di tutto il Paese? Il ministro dell’Interno viene indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Si possono immaginare le reazioni del leader leghista alla notizia dell’intervento dei magistrati: “Vergogna!!!”. Per converso però l’azione della magistratura mette carburante nella sua eterna azione propagandistica. Non poteva andargli meglio. Lui, il difensore del suolo italico – non più solo della Padania – dei valori e delle tradizioni del suo popolo, l’Italico, non può consentire certe ”invasioni barbariche”. Sono lontani i tempi in cui la sua patria era il Nord, e nemmeno tutto, e quando intonava cori del tipo: “Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”. Era la festa di Pontida del 2009. Acqua passata, anche i “puzzolenti” napoletani oggi servono al Capitano per portare avanti il suo disegno egemonico.

Immaginate il napoletanissimo principe Totò a cospetto di Salvini, come minimo avrebbe detto: “Ma mi faccia il piacere!”, il tutto corredato da una super pernacchia. Viva l’Italia.

A cura di Elia Fiorillo