Dario Argento accusa Harvey Weinstein di aver pagato il giovane Bennett per vendetta contro Asia, ma poi corregge il tiro: “Ho risposto senza rifletterci. Non lo penso realmente e non ho alcune notizia o informazione sul fatto che Weinstein abbia pagato Jimmy Bennett per vendicarsi.
Non avevo alcuna intenzione di lanciare accuse contro di lui”. Dopo le dichiarazioni a Un giorno da pecora, il regista di Suspiria e Profondo Rosso ritratta con una dichiarazione all’ANSA: “Sono state dichiarazioni rese al telefono in diretta nel corso della trasmissione umoristica. Rispondendo a una domanda, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente”, dice, rinunciando a parlare di una “vendetta” dell’ex boss di Miramax contro la figlia Asia.
Dopo Dario anche Asia oggi è tornata in pista rompendo per la prima volta il silenzio sul lutto che l’ha colpita col suicidio del partner Anthony Bourdain: “Un vuoto incolmabile”. Parlando con la tv del britannico Daily Mail, che domani manderà in onda spezzoni relativi allo scandalo Bennett, l’attrice, testimonial del #MeToo prima di essere accusata dal giovane di molestie quando lui era minorenne, è scoppiata in lacrime davanti alle telecamere. “All’inizio, dopo il suicidio, ero arrabbiata con lui. Aveva abbandonato me e i miei figli”, ha detto Asia: “Poi questa rabbia è stata sostituita dalla perdita, da un vuoto
incolmabile”. Argento e Bourdain erano stati insieme per due
anni prima del suicidio dello chef lo scorso giugno in un hotel
francese. Sarebbe stato Bourdain a decidere di pagare Bennett
per mettere a tacere il ragazzo che minacciava la compagna di
un’azione legale.
L’intervista di Massimo Giletti a Bennett, intanto, è
rimbalzata oltre Atlantico: “L’accusatore è stato ridicolizzato
sulla tv italiana”, ha scritto il Daily Beast citando Giletti
che dice al giovane, a proposito di un selfie della coppia
scattato “dopo il fatto”: “Non mi sembri affatto traumatizzato.
Non mi sembri uno che ha paura”. E sempre oltreoceano, dove il
movimento Time’s Up si e’ mobilitato a favore di Christine
Blaise Ford, la donna che accusa il giudice alla Corte Suprema
designato Brett Kavanaugh di tentato stupro quando erano
entrambi teen-ager, sta per avviarsi a conclusione il primo
processo penale dell’era #MeToo.
E’ iniziata infatti l’udienza per decidere la pena nei
confronti Bill Cosby, l’81enne ex “papà buono” della tv Usa
riconosciuto colpevole lo scorso aprile di aggressione sessuale
nel 2004 nei confronti di una giovane donna, Andrea Constand.
Cosby rischia di morire in carcere con addosso l’etichetta di
“predatore sessuale violento”. La pena richiesta è fino a 30
anni di prigione.