Quattrocentomila interventi chirurgici rinviati, rallenta anche la prevenzione L’Aire: “Presto ne subiremo le conseguenze, ma ora la ricerca deve ripartire” di Elena Busi «II Covid continua a essere pericoloso» avverte i1 chirurgo torácico Ugo Pastorino, delì’Istituto Tumori di Milano. «Ma non per i pazienti contagiati, se vaccinati, bensì per chi ha un’altra malattia». Il Covid, si sa, ha dato un colpo di maglio alla cura delle altre patologie: tra il 50% e 1’80% di interventi chirurgici in meno, fa sapere la Società italiana di chirurgia. Un milione gli esami saltati per la prevenzione dei tumori, che si sono riflessi nell’ll% di diagnosi e nel 18%di operazioni in meno, fa eco l’Aiom. Associazione italiana di oncologia medica. Il suo presidente eletto, Francesco Perrone, direttore delle sperimentazioni ci i niche all’Istituto Tumori Pascale di Napoli, riflette: «Non sono ovviamente i tumori a rarefarsi. Sono le buone pratiche di diagnosi e cura precoce ad arretrare. E nei prossimi anni ne pagheremo il prezzo. Peccato perché da tempo vedevamo calare la mortalità». Ora che il Covid si è comodamente installato fra noi, la cura delle altre malattie prova a ripartire. «Da noi abbiamo due reparti di oncologia, uno per i negativi e uno, ben distante, per i positivi» spiega Salvatore Siena, primario al Niguarda e professore di oncologia all’università di Milano. «È tutto complicato, ma oggi curiamo chi ha bisogno. Non c’è confronto con la prima ondata». Oltre alle cure, anche la ricerca cerca di riportare il motore a pieni giri. In oncologia, la benzina arriva dall’Aire, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che oggi organizza la Giornata delle Arance per promuovere scienza e sana alimentazione. L’Aire per il 2022 ha deliberato 136 milioni di euro. Consentirà a Smila scienziati di portare avanti 741 progetti. Siena ne conduce due: «Durante la prima ondata abbiamo rallentato. Ora abbiamo ripreso sia il progetto di ricerca per capire quando è possibile evitare di amputare con la chirurgia un tumore del retto, sia quello per rendere efficace un’immunoterapia che in prima battuta sembra non funzionare». Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast Unit dell’ospedale San Martino e professoressa all’università di Genova, ricorda le pazienti che sono arrivate troppo tardi in ospedale per ricevere le cure ottimali. «Una giovane donna è rimasta bloccata in Tailandia diversi mesi per la cancellazione dei voli. Un tumore che sarebbe stato facilmente trattabile si è appena ripresentato, costringendola a una nuova chemio. Un’altra ha rimandato il controllo di un nodulo al seno per timore di contagiarsi in ospedale e per l’impegno dei figli piccoli a casa. Neanche lei può evitare la chemio». Sul fronte della ricerca, la sua équipe sta recuperando il tempo perduto