Terra e mare, uniti, per esprimere la bontà della cucina campana
Sia che ci si trovi in zona per turismo, sia che lo si voglia raggiungere per trovare un ristorante attrattivo per cibo, location, accoglienza e servizio, a chi è turisticamente non distante dalla Reggia di Caserta o per svago e shopping all’Outlet Village “La Reggia” di Marcianise, che dista appena 5 minuti, sia ancora per chi è in visita alle splendide seterie borboniche, la gloriosa tradizione tessile napoletana con lo stupendo belvedere di San Leucio e poi a chi alloggia nei tanti alberghi importanti, o meno, della zona, consigliamo di portarsi a “il Granchio Fellone” dove certamente sarà possibile aggiungere un ulteriore bel ricordo della propria presenza nel territorio casertano. Il ristorante “il Granchio Fellone”, dal nome che lascia subito intendere la tipicità di questo locale propositivo prioritariamente del pescato di gran qualità ed originalità, pur trovandosi nell’entroterra, non tralascia la possibilità di gustare una vasta gamma di piatti della tradizione anche non di pesce per quelle persone che a volte non lo gradiscono o che trovandosi in zone interne della Campania preferiscono gustare piatti di carne, si trova a San Marco Evangelista in via Domenico Gentile. Entrando ne “il Granchio Fellone” siamo stati accolti dalla titolare Raffaella Pepe (per gli amici Lilia) che ha subito messo in luce le prime due doti di vanto di questa struttura e del personale che la gestisce, dimostrando un’accoglienza, ospitalità e cordialità, virtù che chi le possiede ha già fatto la prima conquista del cliente. Siamo poi passati a gustare le leccornie elaborate dallo chef della struttura Mario Lettieri, che sebben molto giovane, solo 26 anni, dopo aver frequentato l’alberghiero, ha intensamente affrontato la sua attività immergendosi in numerose esperienze di lavoro che lo hanno portato a divenire rapidamente un ottimo chef. Raffaella, infatti, fa subito fatto degli apprezzamenti su questo giovanissimo chef e ci ha detto: “Quello che io ritengo importante oltre la tecnica è l’amore per questo lavoro e lui ce l’ha perché è molto appassionato a lettura di libri ed insegnamenti che si possono trarre dagli chef stellati e li mette anche in opera”.
La curiosità dello scoprire cosa offre questo ristorante, che al solo entrare ci ha tanto appassionato, ci ha spinto a porre alcune domande a Lilia che con gran cortesia ci ha detto: “I nostri piatti sono come quelli della cucina della tradizione perché ritengo che non ci può essere continuità senza la tradizione, accompagnata dall’innovazione magari nella presentazione del piatto, ma quel che importa è l’impiego di materie di primissima scelta e selezione, trattate con la massima cura ed un perfetto abbinamento per l’elaborazione dei piatti, senza lesinare sui 10/20 grammi di pasta in più o su qualche vongola che certamente da ancor più vivacità al piatto servito.
Questo ristorante a conduzione familiare, ha visto dalla sua apertura mio padre impegnato in cucina ed anima portante del successo che continuiamo ad avere pur avendo dovuto assumere in primis la conduzione dell’attività per la dipartita del mio papà dopo otto mesi dall’apertura.”
Il racconto di Lilia è avvincente e ci spinge a farci dire qualcosa in più, ad esempio farci narrare un pò la storia di famiglia per poi giungere alla sua attuale vita. Raffaella rispondendo alla domanda afferma: “Nella sua vita, mio padre Geppino Pepe, ha gestito locali bar, pub e gelateria e con questa esperienza si recò a Novi Ligure dove aprì un ristorante e quando andavo a trovarlo, pur non interessata perché frequentavo l’università, mi faceva piacere dargli una mano nella gestione del locale. Poi il mio papà, amante della sua terra d’origine, si trasferì nella amata Campania e a Forio d’Ischia aprì il ristorante “Martina Rosa” dal nome delle sue due prime nipotine, un locale che dopo 12 anni ha ceduto anche a causa di eventi come il terremoto che ha influito sulla decisione. Di seguito nel 2021, amante della cucina di mare, ma anche di quella di terra, mio padre con la famiglia decise di trasferirsi in “terra di lavoro” e volle dar vita ad un ristorante – pizzeria dove tutta la vera, buona, autentica, ricercata, nota ed amata cucina campana potesse essere gustata ed apprezzata spaziando dal pesce, alla carne, alla pizza, senza dimenticare l’attenzione anche per ortaggi, verdure, salumi e prodotti caseari dei quali deteniamo Dop, Doc e Docg nel caso dei vini. Nella continuità della cucina ischitana si decise, conoscendo chi poteva quotidianamente fornirci del pescato freschissimo, di dare al locale di San Marco Evangelista il nome de “il Granchio Fellone” in ricordo della mia giovane età quando in Calabria dove ci recavamo in villeggiatura sugli scogli trovavamo questi piccoli granchi, “rancefellone” nella lingua napoletana, utilizzati da mio padre per cucinare un eccellente spaghetto. Questo ristorante offre ovviamente, anche una discreta offerta di etichette di vino a panorama nazionale, ma prioritariamente propone i nostri eccellenti vini campani come la Falanghina biologica o anche una Falanghina Igt di base, l’Aglianico, la Coda di Volpe, il Greco di Tufo. Vini che vendiamo con un bassissimo ricarico, anche per incentivare l’avventore al consumo di una ulteriore bottiglia.”
Continuando Lilia ci partecipa altre curiosità in merito al servizio, ai piatti ecc. e ci dice: “Come dicevo prima, importantissimo per il successo che otteniamo dai nostri avventori è il servizio di sala per il quale mi adopero in prima persona, coadiuvata dalla bravissima collaboratrice Valentina e da alcuni commis di sala da me selezionati. Poi, anzi ancor prima di tutto, occorre pensare alla riuscita del gusto dei piatti che offriamo alla nostra clientela che è curato con molta bravura dallo chef Lettieri, al quale molto spesso si affianca anche la bravissima mia mamma Carmela Chivazzo con le sue esperienze fatte a fianco del mio papà che era un bravissimo cuoco, ma ancor prima di tutto questo, occorre fare gli approvvigionamenti delle derrate e qui subentra l’arte, l’impegno e la genialità di Pasquale Pepe, cugino del mio papà che si occupa giornalmente della ricerca di quanto di più genuino, fresco e di gran qualità il mercato offre, anche utilizzando produttori di nicchia.
I piatti più richiesti, come primi sono: Pacchero con il granchio; Scialatiello allo scoglio; Scialatiello con peperoncini verdi tocchetti di tonno saltati con una manciata di grana; Paccheri con pomodorini gialli e rossi con la pescatrice e vongole; Paccheri con coccio; Scialatiello con crema di zucchine, vongole e calamarelle.
Come secondi: un piatto con il pepe rosa invenzione di mio padre; la Zuppetta di cozze, che a differenza di quella tradizionalmente bollita, è invece una rivisitazione -invenzione di mio papà Geppino – e viene elaborata e servita a sautè con il olio rosso, freselle, cannelicchi e maruzzielli quando ci sono, per renderla più gustosa; Baccalà su crema di patate viola e rucola fritta con una salsina croccante; Polipetti alla luciana con olive e capperi; Misto mare, che è un’insalata di mare composta di salmone e tonno marinati al naturale con solo pepe ed il cliente a tavola mette il formaggio; un’ottima Frittura di calamari o mista; oppure una Frittura di calamarelle; o anche una bella Frittura di paranza; o ancora dei Gamberetti saltati in padella.
Anche per quanto riguarda la pizzeria, che è aperta solo a sera, questo locale sta riscuotendo successi con le creazioni del 58enne maestro pizzaiolo Giuseppe Scagliarini che lo scorso anno si è aggiudicato il terzo posto con la sua pizza Geppy e quest’anno il secondo con la Dodo alla annuale competizione svoltasi Caserta Expo. Scagliarini, fra le sue tante classiche o creative pizze, propone anche alcune gourmet, come quella con tocchetti di baccalà e provola, un paté di olive nere ed un ciuffo di rucola. Fra l’altro Giuseppe Scagliarini è molto impegnato nel sociale e da poco ha terminato un progetto nel carcere minorile dell’entroterra casertano dove ha istruito i detenuti a panificare e fare dolci ed ovviamente nell’arte della pizza”.
Molto attraente risulta essere anche la struttura che ospita questo ristorante, storicamente era nel 500 un centro di accoglienza malati, molto particolare gestito da monaci o suore, anticamente con una attigua chiesetta. Attualmente conservando la sua struttura, una grande sala ed una in mattoni rossi, raggiungibile con soli due gradini che portano a un patio dando luogo a due zone tutte con muri di tufo e divenendo un’unica struttura che si disloca in più stanze comprendenti, anche la sala dov’era la Cappella che conserva ancora una croce e gli originali affreschi dove si viene accolti a mò tavernetta, “il Granchio Fellone” resta un ristorante tutto da provare e gustare.
L’ambientazione storica, inoltre permette di proporre a clienti feste a tema per eventi tipo compleanno o altro che questa struttura riesce ad organizzare perfettamente avvalendosi di scenografi ed attori professionisti e dell’eccellenza dell’animazione realizzandole con un’ambientazione completamente immersa nell’argomento da trattare, tipo la magia, come la “Festa dei maghetti” immergendo con scenografie, allestimenti professionali ed attori tipo Massimo Lo Presti, le persone nel vivere momenti particolari ed unici.
L’organizzazione di questi eventi si avvale di varie società di animazione adatte a questi momenti che operano solo per feste private. Di recente sono state vissute feste a tema creando un percorso con tre o quattro ambienti, campo con scope volanti, armature d’elmi, tavolo imperiale per 40 persone, candelabri d’epoca, calici, torte elaborate da professionisti, oggetti veri di scena tipo calderoni ampolle che bollivano, con la macchina del fumo, dove la terra della mandragora, con un attore professionista vestito da professore di erboristeria, spiegava i vantaggi di questa pianta esoterica di tempo medioevale che la botanica vanta.
Per chiudere, diciamo che generalmente d’estate il ristorante adopera gli interni per cerimonie e la domenica anche per pranzo, in quanto i clienti preferiscono stare nel fresco del giardino con ombrelloni. Il Granchio Fellone, con i suoi 80/90 coperti interni ed un giardino che può ospitare 100/110 persone resta aperto, tranne il lunedì che osserva il riposo settimanale, tutte le sere ed il venerdì, sabato e domenica anche per pranzo e sarà aperto anche il 14 agosto. Il costo medio di un pranzo si aggira sui 45/50 € escluso beverage.
A cura di Giuseppe De Girolamo