Cibo, arte e cultura sono gli ingredienti del Mute, il primo museo dell’enogastronomia campana, che nasce in via Bracco 51 a Napoli, da una idea dell’imprenditore Diego Minutaglio con l’avvocato Luigi Lamberti, con il contributo della Regione Campania. Mille metri quadri, sette vetrine su strada e tre piani dedicati alle maestrie del passato, la storia dei prodotti e delle ricette e la degustazione di prodotti unici e inconfondibili, per un percorso storico nel segno dell’arte e della bellezza di una cultura dalle profonde radici.
«II Museo MUTE è un’antologia di sapori e tradizioni della comunità campana, testimonianza storica delle generazioni passate e patrimonio enogastronomico delle generazioni future. Ogni ospite è accompagnato in un percorso culturale e culinario capace di affascinare, divertire e intrattenere con tour guidati, degustazioni a tema e appuntamenti formativi per grandi e piccoli. II MUTE è pensato per il turismo, la didattica e per gli amanti del food per una esperienza innovativa e immersiva. Offre, inoltre, la possibilità di acquistare prodotti unici e di alta qualità delle migliori aziende della filiera enogastronomica Campana», dichiarano gli ideatori.
L’inaugurazione del primo livello
Da mercoledì 20 dicembre sarà aperto il primo livello, dove si potranno degustare – sia nei comodi salottini che appoggiati ai banconi – gli insaccati di mare dello chef stellato Pasquale Palamaro, il “casadduoglio” con i prodotti caseari e di salumeria di Sabatino Cillo e il pane di Carlo Di Cristo, la pizza nel ruoto leggera e croccante a cura di Impasto Vivo, l’angolo con i tipici cuoppi fritti. Nelle scaffalature i prodotti selezionati da esperti tra grandi e piccole realtà della Campania che verranno raccontati durante eventi dedicati. Il tutto valorizzato dal disegno di interni di Roberto Cremascoli di Cor Arquitectos, allievo dell’archistar Alvaro Siza.
Sui monitor, anche bifacciali per comunicare all’esterno, verranno raccontati i fondamenti della gastronomia attraverso slide e video realizzati da Brand Salad Studio. Come ad esempio gli strumenti della tradizione quali l’agliara (oggetto antichissimo ancora in uso nelle case e nelle pizzerie più antiche della Campania, la cui nascita è da ricercare nella caduta dell’impero Romano), ‘a caffettera (fondamentale per il rito quotidiano del caffè), ‘o pignatiello (tipico tegame di coccio dal fondo bombato e dai bordi alti che viene utilizzato per la cottura di piatti a base di carne, pesce o verdure), ‘a votapesc (mestolo forato fondamentale per le fritture).
Gli ospiti potranno conoscere così anche la storia dei prodotti della terra protagonisti delle ricette della tradizione a partire da ‘a pummarola che arriva dal Sud America per poi essere adottata dalla cucina italiana con le sue numerose proprietà, qualità e benefici, oppure ‘a patan originaria di Perù e Bolivia diventa fondamentale nel ricettario partenopeo affiancato alla pasta mista, e l’iconico friariello che nasce come scarto destinato alla plebe fino a diventare re della cucina napoletana.
Il percorso completo a metà del 2024
A metà del 2024 verranno completati gli altri piani. Il percorso inizierà con la discesa al livello più basso del museo con una scalinata che ha sulle pareti opere d’arte di Alberto Bottilo dove si intrecciano l’anima di Napoli e la sua tradizione culinaria, come l’illustrazione digitale che lega con ironia e rispetto il grande calciatore Maradona al pomodoro, entrambi elementi onnipresenti nella storia e nella tradizione del popolo napoletano.
Giunti al -2 ci sarà una grande sala che riproduce il teatro della strada con le vie della tradizione campana ricche di colore e allegria, e una sequenza di “botteghe” che circonda la grande piazza. In questo luogo verranno ospitati anche eventi, spettacoli e condivisione d’esperienze.
Risalendo al piano -1 troveremo la galleria del gusto, uno spazio dotato di ampia cucina e postazioni dedicate allo show cooking, i laboratori didattici, la formazione e dimostrazioni gastronomiche dove diverse figure della tradizione campana saranno invitate ad “esibire” le proprie creazioni culinarie e viticole.
La mostra di Giotto Calendoli nel cantiere
Intanto, negli altri livelli ancora in cantiere si potrà assistere alla mostra dell’artista napoletano Giotto Calendoli, dal titolo “Manodopera”, per raccontare il rapporto viscerale con la città che si nutre da sempre di colori e sapori tra istallazioni, artwork, illustrazioni, merchandising, stoviglie, e possibilità di gustare la sua cucina e acquistare tutto ciò che si tocca.
“Nisciuno è nato imparato” è il primo slogan disegnato sulla parete che gli ospiti si troveranno una volta raggiunto l’inizio della mostra al piano -2, per poi entrare in una sala caotica dove campeggia la scritta “senza arte né parte”. Sulle mura l’artista ha disegnato un ragazzo che vuole spaccare il mondo con una installazione di corde legate alle colonne. Tutto intorno Giotto ha giocato con diversi art word come una gru che trasporta un corno (richiamo alla scaramanzia) e un ciuccio seduto sul mondo (simbolo del calcio e della città, che invita all’autoanalisi grazie allo slogan “ignoro e tu?”) fino al “Vesuvio erutta” (sfottò che il napoletano riceve e rende come punto di appartenenza) dove il vulcano è creato dalla silhouette di una donna.
Nell’altra sala c’è Napoli tra panni stesi, i colori dei palazzi, e vari elementi come una buca con l’acqua al centro, una rappresentazione del Maschio Angioino in sabbia e una carriola che “vomita” cellulari, tutti carichi di pensieri su cui riflettere.
Poi si risale verso uno spazio che rappresenta la mensa della galleria, con panini da mangiare sui tavoli e merchandising tra con t-shirt e shopper, piatti e tazzine di ceramica. Sulle mura una nonna che grida “si fa freddo sali” e una donna indipendente che non ha bisogno di nulla se non della sua parmigiana per godere.
Visitabile gratuitamente dalle ore 10 alle ore 18 la mostra resterà aperta fino al 24 dicembre, data in cui quei livelli torneranno nelle mani degli operai per il completamento dei lavori. Per info www.mutecampania.it