I tassi di celiachia (intolleranza al glutine, proteina del grano) sono quasi triplicati in 20 anni tra i bimbi sopra i 2 anni di età; e quasi raddoppiati (+75%) considerando tutti i bambini dalla nascita ai 18 anni. E’ quanto emerso dallo studio di Laila Tata, University of Nottingham, condotto da Fabiana Zingone, Università di Salerno) e pubblicato sulla rivista Archives of Disease in Childhood. “Abbiamo riscontrato – spiega Zingone all’ANSA – anche che bambini provenienti da aree socialmente più ricche hanno un rischio circa doppio di vedersi diagnosticata la celiachia rispetto a quelli appartenenti ad aree più povere, trend rilevato per entrambi i sessi e a tutte le età”. Gli esperti hanno considerato un totale di 2.063.421 bambini dalla nascita fino ai 18 anni di età (registrati tra 1993 e 2012 dall’omologo del nostro ‘medico di medicina generale’), a 1247 dei quali è stata diagnosticata la celiachia. Ciò corrisponde a poco più di un nuovo caso di celiachia ogni 10.000 bambini per anno, con un numero di diagnosi maggiore nelle femmine rispetto ai maschi. Suddividendo i bambini per fasce d’età si è visto che mentre tra i bimbi da 0 a 2 anni (la diagnosi è possibile dallo svezzamento quando si introduce il glutine) i tassi di celiachia sono rimasti pressoché stabili nel ventennio considerato, il numero di diagnosi è quasi triplicato superati appunto i due anni che corrisponde alla prima parte dello svezzamento. Nel complesso, in tutta la popolazione analizzata (0-18 anni) l’incidenza di celiachia è risultata essere il 75% più alta negli anni 2008/12 rispetto agli anni 1993/97, spiega Zingone. Considerando distintamente i due sessi si ha un aumento dei casi del 39% tra i maschi e un raddoppio tra le femmine. “In Italia – sottolinea l’esperta – non abbiamo ad oggi studi analoghi di popolazione che consentono di valutare un simile trend del numero delle diagnosi di celiachia negli ultimi decenni, cosi come la sua variazione per classe sociale, anche perché non disponiamo ad oggi di registri analoghi su base nazionale da cui derivare i dati