Il primo decennio di regno di Papa Francesco si è sviluppato in un periodo storico difficile. Il Covid, la «terza guerra mondiale fatta a pezzi», la secolarizzazione galoppante, l’indifferentismo carsico. Il Pontefice «venuto dalla fine del mondo», come si presentò ai fedeli il 13 marzo 2013 dalla Loggia delle Benedizioni, oggi taglia il traguardo festeggiandolo senza candeline, in Vaticano non sono previsti particolari momenti celebrativi e del resto lui stesso non ne vuole: solo una messa con tutti i cardinali
del Collegio presenti a Roma. Una specie di riunione di famiglia che forse servirà per fare un bilancio generale sul tragitto compiuto fatto di luci e ombre,sorprese e innovazioni, ma pure parecchi grattacapi e divisioni. I mutamenti introdotti in curia e nella Chiesa in questo periodo sono tanti. Racchiudere Jorge Mario Bergoglio in uno schema prestabilito come spesso è stato
fatto in questi anni èriduttivo. Francesco appare difficilmente
etichettabile. «Io non sono comunista.
Sono i poveri al centro
del Vangelo» risponde a chi lo
colloca a sinistra. Un giorno gli è
stato anche chiesto se in virtù delle
sue radici argentine fossepopulista:
«Nella ipotesi di avere una
concezione peronista della politica:
beh, cosa ci sarebbe di male?»
Uncardinalecomeil teologo tedescotedesco
Walter Kasper che ha contribuito
alla sua elezione al conclave
del 2013 preferisce sottolineare la
visione riformatrice del programmadigovernodiFrancesco.
LA TAPPA
A 86 anni compiuti il decennale
del pontificato è solo una tappa:
Bergoglio guarda avanti e preme
sull’acceleratore consapevole che
il tempo stringe, con una ostinazione
ben nota. Punta a portare
più avanti possibile la “revolucion”
annunciata più volte consistente
in un piano capace di dare
corpoalla «Chiesapovera peri poveri
», vicina alle periferie, meno
romano-centrica, poco legata agli
schemi della burocrazia e del «si è
semprefattocosì».
Bergoglio all’inizio aveva suscitato
un ampio consenso “global”,
sia all’interno della Chiesa che
all’esterno,toccandotassi dipopolaritàmai
visti.Manmanoche peròiltempopassavae
ilpesodelgoverno
si faceva sentire, alcune
scelte hanno finito per affievolire
in tanti l’entusiasmo iniziale. Sono
cominciate anche ad affiorare
critiche che, per paradosso, gli arrivano
tanto da destra come da sinistra.
I progressisti più accesi gli
attribuiscono un agire troppo tiepido
verso quella transizione democratica