L’illiceita’ del sistema messo in piedi da zia Maria, la 61enne Matilde Macciocchi – finita in
carcere nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli sui finti
matrimoni per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina –
e’ emerso non solo dalle intercettazioni ma anche dall’analisi
della documentazione per il permesso di soggiorno inviata dai
migranti in particolare al Commissariato della Polizia di Stato
di Castel Volturno, comune del litorale casertano dove dimorano
molte migliaia di stranieri non regolari.
Alcuni stranieri infatti, si legge nell’ordinanza cautelare,
“hanno indicato come consorte sempre la stessa donna, allegando
anche il relativo certificato di matrimonio”. Inoltre, nella
documentazione, gli inquirenti hanno trovato il “marchio
dell’impresa criminale” gestita dalla Macciocchi, visto che
“tutte le richieste sono state avanzate con kit postale
presentato nella maggior parte dei casi presso l’ufficio postale
del comune di Cercola, i prestampati del kit appaiono sempre
compilati a penna dalla stessa mano, gli indirizzi dichiarati
come luoghi di residenza ricadono tutti nel comune di Mondragone
e spesso coincidono, alcune delle ragazze sposate (almeno
cinque), hanno contratto piu’ volte matrimonio con diversi
cittadini clandestini, certificati di attestazione di avvenuto
matrimonio e quelli di residenza sono parzialmente o totalmente
falsi”.
In un caso e’ emerso che anche una immigrata cubana ha contratto
matrimonio con un 35enne napoletano per avere il permesso.
Enorme il giro di affari per la Macciocchi; in pochi mesi tra la
fine del 2019 e l’inizio del 2020, gli inquirenti hanno
accertato la movimentazione di oltre 41mila euro. Gli immigrati
pagavano zia Maria attraverso canali come Western Union; la
donna ritirava il danaro tramite una fitta rete di prestanomi,
tra cui le collaboratrici Noletto (finita in carcere) e Luisa
Maiello (domiciliari) e alcune spose.