Un regalo davvero poco gradito, alla vigila delle festività natalizie, quello della fontana di Tatafiore installata in via Scarlatti al Vomero. Una protesta annunciata, che ha destato veementi reazioni in quanto intacca le tradizioni e la cultura dei vomeresi, molto legati al proprio quartiere e poco disponibili alle imposizioni. Al punto che i residenti, per dispregio non tanto all’artista quanto a chi l’ha voluta e l’ha commissionata, hanno ribattezzato l’opera come la “vasca dei capitoni” rimarcando la somiglianza della struttura rettangolare ai noti banchetti che in questo periodo i pescivendoli utilizzano per la vendita delle anguille. Un manufatto che, costato circa 100 milioni, rischia di diventare l’ennesimo emblema di sprechi e di diaspore. Infatti si vanno ripetendo ormai con frequenza, in città, i casi nei quali l’amministrazione comunale cerca d’imporre sculture che poco o nulla si armonizzano con l’architettura ed il tessuto circostante, anzi creano un profondo iato, una rottura con l’esistente. E quanto sta accadendo in piazza del Plebiscito dove, sempre in questi giorni, è stato installato il cubo di Ugo Nespolo ma gli esempi che si potrebbero citare sono ormai tanti che bisognerebbe valutare con serietà e maggior rispetto le proposte che al riguardo vengono formulate da più parti. Per l’isola di via Scarlatti, che peraltro il consiglio circoscrizionale del Vomero ha stabilito d’intitolare a Giancarlo Siani, si era da tempo richiesto d’indire un concorso d’idee e sui bozzetti far poi esprimere i cittadini. Invece ci troviamo di fronte al primo esempio, almeno a Napoli, di una fontana installata al centro di una strada e non in una piazza o in uno slargo, spezzando la continuità, anche visiva, del rettifilo vomerese che da S. Martino arriva a via Cilea, cosa che è stata osservata anche dal sovrintendente Spinosa. Insomma una serie di considerazioni che impongono una rivisitazione dell’intera questione e per le quali chiediamo al sindaco Bassolino di far rimuovere la fontana che andrà sistemata in un luogo più consono ed adeguato, nel rispetto della volontà dei cittadini.