Si allarga ancora la famiglia della variante Omicron: dalle sue sotto-varianti BA.1 e BA.2 e’ emerso un nuovo mix, uno dei cosiddetti ricombinanti che compaiono
quando diverse versioni di uno stesso virus
coesistono nella stessa persona. È stato identificato in Veneto
e la sua sequenza genetica e’ stata ottenuta dal Laboratorio di
genetica, citogenetica e diagnostica molecolare dell’Ospedale
dell’Angelo di Mestre (Venezia). È il terzo ricombinante isolato
in Italia in meno di due settimane, dopo XJ comparso in
Finlandia e identificato in Calabria e XF, sequenziato in Emilia
Romagna.
Il nuovo ricombinante, che non ha ancora un nome, e’ stato
isolato fra marzo e aprile in tre pazienti a Venezia e Padova,
come rende noto l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie; per le
sue caratteristiche si distingue sia da XJ sia da XE e al
momento non e’ nota la sua diffusione sul territorio regionale.
Di queste ‘prove di evoluzione’ del virus Sars-CoV-2
esistono gia’ molti esempi, come testimonia la lunga serie di
ricombinanti finora identificati in tutto il mondo. Si chiamano
XA, XB, XC, XH e XE, e tutti sono risultato della combinazione
di sotto-varianti di Omicron. A questi si aggiungono XD e XF,
nati invece dalla combinazione delle varianti Omicron e Delta;
c’e’ anche XQ, isolato in Gran Bretagna, mentre XG e’ stato
identificato in Danimarca e XK in Belgio.
È un altro esempio di come la variante Omicron continui a
evolvere, e che lo faccia con la rapidita’ che finora ha
caratterizzato la sua storia. Scoperta l’11 novembre 2021 in
Botswana, il 26 dello stesso mese era gia’ stata riconosciuta
dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Oms) come una delle
varianti da seguire con attenzione (VOC, Variant of Concern). È
diventata presto dominante ovunque, soppiantando la variante
Delta che l’aveva preceduta, e ha cominciato a dare origine a
delle sotto-varianti: la BA.1, la BA.2 che attualmente e’ la piu’
contagiosa e sta scalzando la prima, e poi la BA.3, seguita
dalla BA.4 e dalla BA.5, entrambe identificate in Sudafrica e
poi in molti Paesi europei e asiatici. A rendere la Omicron cosi’
infettiva e’ il grande numero di mutazioni accumulate, ben 60
delle quali sono nuove rispetto a quelle presenti del virus
Sars-CoV-2 originario di Wuhan. Di queste 60 mutazioni, ben 32
si trovano nella proteina Spike, con la quale il virus si
aggancia alle cellule umane. Oltre a questo patrimonio di
mutazioni, BA.2 ne ha 28 che la differenziano dalla BA.1 e alle
quali deve probabilmente il fatto di essere dal 30% al 50% piu’
infettiva.