“Sono la bandiera di cio’ che penso, e penso tante, tante cose”
Talento e autoironia, testa e cuore, stile e “croccantezza” di idee, Drusilla Foer sa che la sua presenza sul palco dell’Ariston ha suscitato interesse,
curiosita’ , aspettative: “E’ diventata anche una responsabilita’ ,
ma non sono un soggettino che si sottrae alle responsabilita’ “,
scandisce con gli occhi che sorridono dietro i grandi occhiali,
il volto incorniciato dalla chioma argentea. “Dove trovo
qualcosa che stride nel mio cuore mi espongo, e non parlo solo
dei temi lgbt, ma anche della violenza sulle donne, dei diritti
sul lavoro”.
Sul palco l’hanno preceduta la denuncia di Lorena Cesarini
contro il razzismo e la satira di Checco Zalone, con la favola
anti-omofoba che ha diviso il mondo lgbtq: “Checco ha fatto
un’operazione molto forte – riflette Drusilla – ha voluto
smuovere le acque e laddove ci sono acque smosse sono sempre
contenta. Una televisione di Stato che permette che un artista
smuova le acque e’ una tv irrorata di civilta’ e di positivita’ “.
Sanremo “e’ un luogo di grandissima visibilita’ , non ho
un’opinione molto precisa sul lavoro di Zalone, ma se questo
solleva un dibattito che porta qualcuno ad avere una
convinzione, credo sia comunque un momento di valore”.
Nobildonna toscana creata da Gianluca Gori, alle spalle il
cinema con Ozpetek e Norza, la tv con Strafactor, Chiambretti e
Nunzia De Girolamo, la radio con Maurizio Costanzo, il teatro
con i recital Eleganzissima e Venere nemica, Drusilla doveva
“essere la figura scandalosa di questo festival, ma non mi
sembra che ne manchino, sia tra gli ospiti che tra gli artisti
in gara. Alla fine io sono solo molto alta”, ironizza. E poi
“avro’ abiti, vestiti da sera… quando mi ricapita. Grazie di
avermi dato questa possibilita’ che mi emoziona e diverte. E
provo tenerezza verso me stessa, un sentimento che mi piace”.
Vive il festival come una tappa della sua “caccia al tesoro:
bisogna tendere a qualcosa di prezioso, ma la vera caccia al
tesoro siamo noi stessi e comprendere se stessi e’ il premio piu’
grosso. Queste esperienza fa parte della voracita’ che ho di
esperienze nella vita, e’ un passo verso il tesoro”.
Ad Amadeus ha detto subito di si’ : “La cosa che piu’ mi seduce in
un uomo, una donna, una situazione, un menu, una casa, e’ la
naturalezza, un valore sempre premiante: Amadeus e’ un uomo
leggibile, naturale, magari poi e’ una carogna tremenda, ma ad
oggi e’ stato molto gentile”.
Il direttore artistico ha auspicato ora un’edizione al
femminile: “Sarebbe molto ganzo. Ammesso che questa signora sia
brava nel farlo, perche’ io sono prima per la meritocrazia. E
vado oltre, perche’ non un Papato donna? Ora comincio a dire cose
per cui mi guardano male”, azzarda Drusilla. “Certi lavori sono
fatti da piu’ tempo dagli uomini, e quindi le donne non potevano
guadagnare terreno. E comunque al festival vorrei vedere 12
vallettoni belli sul palco”, sospira.
“Da piccolina non ho vissuto molto in Italia e vedere il
festival mi faceva sentire meno internazionale, ma ho un ricordo
bello del mio babbo che cantava alla mia mamma Dio come ti amo”,
racconta. Anni dopo a emozionarla e’ stato Roberto Vecchioni: “Mi
sono molto commossa quando ho visto un vecchio signore che
cantava Chiamami ancora amore, mi ha colpito vedere un signore
maturo dire quelle parole”. Nei gusti musicali e’ onnivora:
“Ascolto Debussy, Ravel, Sid Vicios, il rock, i melodici, la
musica napoletana. Ho sentito molto jazz, ma conosco bene il
metal: mi ci sono divertita quando sono stata a Londra una
mattacchiona molto randagia”.
Gli ascolti record delle due serate precedenti non le mettono
ansia: “Penso di andare alla fiera della salsiccia: sono forse
un po’ arrogante, ma davvero voglio solo divertire, onorando
l’invito che mi e’ stato fatto. Anche in teatro, faccio il mio
spettacolo per il singolo spettatore, non per l’insieme: stasera
pensero’ a una sola persona che sta sul divano davanti alla tv e
questo mi terra’ tranquilla”.