“Francuccio (il boss Francesco Silenzio, ndr) mi disse che quando passava lui potevo continuare
a spacciare”. Parla di un rappresentante delle forze dell’ordine
colluso con la camorra il collaboratore di giustizia Gaetano
Nunziato, nel corso di un interrogatorio risalente al 2016
inserito nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale il
gip di Napoli Chiara Bardi ha disposto 26 misure cautelari nei
confronti di altrettanti presunti appartenenti al clan Silenzio
di San Giovanni a Teduccio.
Nunziato dice anche che Gianpaolo “a’ guardia” intascava una
mazzetta, direttamente dalle mani di Silenzio, 500 euro, e che
quando “Francuccio” non c’era a pagare era lui.
I fatti a cui il collaboratore di giustizia fa riferimento
risalgono al 2007/2008.
“Ma lui (Gianpaolo ‘a’ guardia’, ndr) doveva fare un arresto una
volta al mese e per questo sacrificavamo un ragazzo che lavorava
da poco sulla piazza (di spaccio, ndr). Il “pentito” riferisce
agli inquirenti in quale commissariato Gianpaolo “a’ guardia”
lavorava, con quali auto passava nella zona, dove risiedeva e
anche che al clan dava il proprio supporto anche suo zio, anche
lui poliziotto, che, sottolinea, “…mi abboffava di mazzate per
farmi rigare dritto”.
Le dichiarazioni di Nunziato hanno consentito alla DDA di
comprendere gli equilibri criminali nella zona di San Giovanni a
Teduccio tra il 2015 e il 2016 e che il gruppo malavitoso dei
Silenzio aveva una sua autonomia rispetto al clan Formicola
anche se inserito nella stessa organizzazione camorristica.
ansa