Ti incanti davanti al panorama guardandolo da Sant’Antonio o da Via Partenope anche se lo vedi da 50anni e più? Attraversi il centro storico con occhio curioso certo che incontrerai persone e situazioni di una Napoli che credevi esistesse solo nei libri o al cinema? Non riesci a trattenerti dalle espressioni dialettali? Non affidi la macchina ai parcheggiatori abusivi anche nei casi in cui è più economico o unica possibilità? Non passi col rosso anche se non attraversa nessuno o solo perché non ci sono vigili, né, tantomeno, per la stessa ragione, fai i contromano perché è più comodo? Pensi con nostalgia, pur consapevole che il mondo cambia, a feste popolari e di popolo come “ ‘a ‘nzegna”, “piedigrotta” e “’o cipp’ ‘e Sant’Antuon’”? A personaggi e mestieri come “’a serengara”? Davanti alle macchine in seconda o terza fila hai un moto di stizza e così in presenza del furbo alle poste o dovunque si fa la fila, ma sei comprensivo e quasi ti diverti davanti a quello che vuole passarti avanti ma lo fa con inventiva? Pensi che senza ragù, sarà pure domenica, ma un po’ di meno? Davanti ad un film di Totò, una commedia di Eduardo, visti e rivisti li rivedi, una canzone di Sergio Bruni, di Pino Daniele, ascoltate e mandate a memoria le riascolti come fosse la prima volta, hai crisi di astinenza da pizza, fritta o al forno, da mozzarella, da sfogliatella, riccia o frolla ed, infine, vivi, convintamente, pensando che: “basta ca ce sta ‘o sole; che: “storta va deritta vene”; che: “chi ha ‘vuto ha ‘vuto” e potrei continuare su questa falsariga per un tomo, allora sei “patologicamente napoletano”, ed anche contento di averla, questa patologia, poichè: è innocua, non da dolori, non necessita di intervento medico anzi produce sorrisi, provoca stupori e consente un approccio alla vita, sia pure in presenza dei problemi e difficoltà che essa necessariamente comporta, ottimistico e positivo. E allora tienitela caracara, rinforzala e vanne fiero.
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