Sentirsi giovani rallenta l’invecchiamento, la comparsa di fragilita’ e di difficolta’ di movimento. E’ quanto suggerito da uno studio dell’italiano Antonio Terracciano che lavora presso i National Institutes of Health di Baltimora. Pubblicato sulla rivista Age, lo studio mostra che gli anziani che si sentono piu’ giovani rispetto alla loro eta’ anagrafica camminano con un passo piu’ spedito, segno che sono meno fragili e a minor rischio di morte. E, cosa ancora piu’ importante, anno dopo anno il passo di questi anziani non rallenta, segno che l’invecchiamento per loro procede piu’ lentamente. Il risultato e’ importante, spiega Terracciano all’ANSA, perche’ indica che con un training psicologico volto a modificare l’eta’ percepita dagli anziani, parametri fisici come la velocita’ del passo possono migliorare. “Il mio collega Yannick Stephan – afferma – ha dimostrato che e’ possibile modificare l’eta’ soggettiva (percepita) di un anziano e migliorare anche altri parametri fisici quali la forza di pressione della mano (grip strenght)”, indice di misura di fragilita’. La velocita’ del passo e’ un parametro chiave usato per misurare la fragilita’ di una persona anziana. Quindi, dato il significato che assume un passo piu’ lento (segno di fragilita’, maggior rischio di morte), tanti studi scientifici hanno tentato di identificare tutti quei fattori (comportamentali, biologici, cognitivi) che possono ridurre il declino nelle capacita’ motorie. Il gruppo di Terracciano ha voluto vedere se l’eta’ percepita da un individuo – in rapporto alla sua vera eta’ anagrafica – potesse a sua volta rappresentare uno di questi fattori anti-declino della motilita’ dell’anziano e quindi se il sentirsi giovani potesse aiutare i movimenti, contribuire ad aumentare la velocita’ del passo.
Per verificarlo Terracciano ha fatto riferimento a due gruppi di individui anziani: i partecipanti allo studio Health and
Retirement Study (2970) e quelli dello studio National Health and Aging Trends Study (5423). emerso che chi si sente giovane ha un passo piu’ veloce e negli anni conserva questa andatura, insomma invecchiando non rallenta il passo. Il lavoro di Terracciano suggerisce che lavorare sulla percezione soggettiva della propria eta’ (ad esempio con
interventi psicologici), potrebbe diventare un approccio utile a rallentare i segni del tempo e mitigare il declino funzionale e motorio e le limitazioni nei movimenti tipiche della terza eta