Seconda regista in corsa delle quattro in questa edizione del Festival di Cannes – e’ un
film squisitamente sospeso tra realta’ , immaginazione e
sentimenti. E non poteva essere altrimenti in un’opera con
protagonista una coppia di americani che si ritira a Farö per
scrivere un film e si ritrova poi a fare i conti con
l’ingombrante mito di Ingmar Bergman.
Distribuito in Italia da Teodora, quest’opera dall’impianto
rarefatto, proprio come la luce dell’isola, ha appunto come
protagonisti due cineasti (interpretati da Tim Roth e Vicky
Krieps) che arrivati nell’isola dove Bergman visse e mori’ e ha
girato scene di film come Through a Glass Darkly , Persona, La
passione di Anna, e Scene di un matrimonio, prendono una casa
per scrivere i loro prossimi progetti.
Ma qui, tra visite ai luoghi sacri del regista svedese che
credeva piu’ ai fantasmi che alle persone e amava il visionario
Strindberg, la relazione della coppia cambia inevitabilmente e i
personaggi evocati dalla cineasta a un certo punto prendono vita
contaminando la realta’ .
“Per me i luoghi sono come dei personaggi – dice la regista
francese per la prima volta in concorso a Cannes -, perche’ hanno
sempre al loro interno delle presenze, che siano umane o
accadimenti passati. A volte, nel costruire un progetto parto
proprio dai luoghi come nel caso di questo film. Inizialmente,
pensavo – continua Mia Hansen-Love – che questa mia tendenza a
ispirarmi a persone e storie che conoscevo realmente fosse una
debolezza. Poi ho cominciato a vederlo come una forza cercando
di rendere universali delle storie private. Cosi’ tutto diventa
un mix di fiction, biografismo e lavoro con gli attori di cui mi
fido moltissimo”.
Dice poi sulla duplicita’ del film: “Si’ il film e’ duplice: e’
un film sull’amore per il cinema, e in particolare di Bergman,
ma anche un film su una doppia storia d’amore. Non e’ pero’ il
risultato di una decisione teorica. L’isola di Bergman potrebbe
essere il primo dei miei film che si e’ scritto da solo, senza la
sofferenza a cui associo il processo di scrittura. Ho avuto la
sensazione – conclude – che si aprissero per me porte che erano
rimaste chiuse fino ad allora, ed era la stessa isola che lo
permetteva. Per la prima volta, mi sono sentita libera di
muovermi tra diverse dimensioni, passato, presente e realta’