“Mi vergogno di far parte di questo gregge” dice Giorgio Armani al termine della sfilata della sua
collezione uomo per la prossima estate, spiegando che “come
sempre cio’ che vedo suggerito dallo stile in generale e’ qualcosa
che non ha niente a che fare con la moda, quindi sempre piu’ mi
allontanero’ da questo input, che non so da dove viene ma viene”.
“A volte mi sembra di far poco ma poi alla fine metto insieme
e nell’ultima visione della collezione faccio tac tac e…pero’
bello eh?” scherza con i giornalisti, cui ha raccontato di
essere stato 15 giorni in ospedale a causa di una caduta che gli
ha causato la rottura dell’omero sinistro. Il suo e’ un uomo che
anche in pantofole – gli fanno notare citando le calzature viste
in passerella – non perde mai la sua allure: “l’uomo deve
nascere, vivere e morire con quell’allure – sottolinea Armani –
sulla donna ci si puo’ un po’ divertire, ma sull’uomo non ci si
diverte, sia chiaro, e’ inutile che mi sforzi di essere come gli
altri perche’ sono io”. A chi gli chiede cosa gli dia piu’
fastidio in cio’ che vede in giro, Armani risponde deciso: “la
supponenza”.
Il suo, infatti – e questa sfilata, la prima in presenza dopo
il periodo piu’ duro del Covid, ne e’ la conferma – e’ un uomo che
anche quando indossa i bermuda non perde mai la sua allure, che
e’ prima di tutto – e Armani non si stanchera’ mai di ripeterlo –
dignita’ . “Classico – sottolinea – e’ un modo appropriato di fare
le cose. In questa collezione ho interpretato il concetto con la
massima scioltezza, senza eccessi e aspirando solo alla
freschezza”.
Cosi’ questa collezione e’ figlia si’ dell’anno trascorso in
lockdown, della comodita’ e rilassatezza sperimentata tra le mura
domestiche e di cui non si vuole piu’ fare a meno, ma e’ armaniana
al 100% nel rimarcare uno stile che anche quando e’ fluido e
disinvolto non e’ mai inappropriato. A evidenziare questo legame
con il Dna, la scelta di sfilare in via Borgonuovo 21, dove
tutto e’ cominciato. “Torno alle origini – chiosa Armani –
immaginando, ancora una volta e a distanza di anni, un modo di
vestire legato al momento, come specchio dei tempi che stiamo
vivendo. La mia ‘rivoluzione’ e’ iniziata in questo modo e va
coerentemente nella stessa direzione”. E qui sfila oggi il
nuovo completo, che si rinnova nelle forme proponendo l’idea del
sopra e sotto coordinati: una camicia da sera con il collo a
listino o la giacca tagliata come il giubbotto di denim abbinata
ai pantaloni con le pinces realizzati nella stessa lana gessata,
o la giacca-gilet con i bermuda nella stessa fantasia di
tulipani stilizzati. “Ho voluto rinfrescare l’idea dell’abito:
di sera – spiega Armani – basta la camicia coordinata ai
pantaloni della stessa stoffa, di giorno una giacca tagliata
come un giubbotto di denim ma di lana gessata leggerissima. E
poi, improvvisi, tocchi di colore”.
Tra i modelli, anche alcuni con la mascherina “per dire
‘attenzione, non e’ finita’, mi auguro che lo sia ma facciamo
attenzione a non farci prendere dall’orgasmo della festa, perche’
basta poco – avverte – per ripiombare nel baratro che abbiamo
vissuto”. Sfilare, pero’ , era necessario: “penso sia importante
dare a tutto il sistema un segnale di ripartenza. Non sono il
solo, e sono certo che tutti ci siamo impegnati al massimo per
offrire un’esperienza dal vivo in totale sicurezza. Sono stato
il primo a chiudere al pubblico la sfilata e sono il primo a
riaprire e lo faccio – dice – con estrema consapevolezza”. E con
il sindaco di Milano Beppe Sala tra gli ospiti della sfilata,
al termine della quale e’ uscito a salutare insieme al suo
storico collaboratore Leo Dell’Orco.
“Leo e’ mio collaboratore da 67 anni, con la maturita’ e’
diventato piu’ maturo ma anche – scherza poi Armani – piu’
testone. E’ bravo lui per l’uomo come Silvana (la nipote, ndr)
per la donna: sto preparando il mio futuro con le persone che
ho accanto”.