All’inizio la pandemia ci aveva spaventato, ci ha messo di fronte una situazione inedita, cui non eravamo abituati, avevamo sperato che ci fosse una prospettiva, ma non è andata così.
È stato un anno di malgoverno, false promesse e confusione, che ha avuto un enorme impatto a livello personale, sociale ed economico per la popolazione italiana. Tirando le prime somme, nei conti non rientrano solamente decessi, positivi e guariti, ma anche vittime indirette: gli adolescenti. Si tratta della categoria più a rischio per le restrizioni imposte dal Covid, dal momento che hanno visto cancellarsi la loro esistenza repentinamente, senza nemmeno rendersene conto, e sfortunatamente verranno catapultati nell’età adulta senza che abbiano ricordi di essere mai stati giovani. E questo perché nessuno si è occupato delle eventuali ripercussioni che questo blocco, così rigoroso e così duraturo, di isolamento sociale avrebbe avuto sulla loro salute mentale, nonostante l’allarme ben preciso lanciato fin dal principio.
Dopo esattamente quattro intere stagioni segnate dalla presenza del virus, la situazione sta degenerando, anche se il vaccino ha riaperto una speranza nelle nostre vite. È inutile nasconderlo: il cammino verso la normalità sarà molto lungo. L’obiettivo di tutti è tornare alla vita di sempre, lasciandosi alle spalle una volta per tutte questa terribile esperienza, per ritrovare finalmente il senso del benessere, la tranquillità delle semplici giornate, il desiderio di fare viaggi e riallacciare contatti fisici con gli altri… non sono altro che cose e sensazioni quasi del tutto dimenticate.
Intanto, il susseguirsi dei gravi eventi mondiali ci fa riflettere e valutare le conseguenze a lungo termine di ciò che stiamo vivendo, infatti tutti questi cambiamenti e la paura del futuro non hanno fatto altro che alimentare sentimenti di angoscia e per di più lo sviluppo sano di intere generazioni è stato compromesso. A distanza di un anno, è possibile vedere alcuni di questi effetti: problemi come stress, ansia, insonnia, depressione, per non parlare dell’aumento della solitudine, diventata a questo punto una condizione psicologica caratterizzata da un profondo senso di vuoto e inutilità, che se non curata può portare a più gravi problemi di salute fisica e mentale come Internet dipendenza, ideazione suicidaria e uso di sostanze.
Poi, con l’aggravarsi della pandemia e della seconda ondata, continuiamo a non poter avere una vita sociale, dobbiamo evitare sia luoghi chiusi che relazioni, eppure intorno a noi il mondo sembra stringersi sempre di più e quel tocco umano, che questa “piaga” ci ha tolto, è stato interamente portato nel web.
Le numerose piattaforme, che sono nate in questi anni, avevano tutte un obiettivo comune: rendere la vita virtuale “migliore”, ovvero più divertente, piena di possibilità e attività, di quella reale. Certo, le tecnologie digitali stanno ancora dimostrando la loro enorme forza quando ci aiutano nello smart working, nella didattica online che scuole e università stanno usando in maniera massiccia, nelle videoconferenze con i colleghi, nelle chat con gli amici e con i familiari. Ma guardiamo l’altra faccia della medaglia.
Sono venuti a mancare tutti i nutrimenti esistenziali. Tutti i vecchi rituali si sono fermati, mancano le valvole di sfogo e così trovano più spazio le malinconie, le paure, i sensi di inadeguatezza, i mostri interni con cui confrontarsi. Ne emerge, pertanto, un quadro drammatico, fatto di violenza, depressione, isolamento, malattia fisica e mentale, suicidio, arretramento culturale ed educativo delle nuove generazioni e disperazione dei rapporti interpersonali.
E come se non bastasse, insieme al disagio e alla rabbia dei lavoratori, che vedono chiudersi le loro attività o perdere il lavoro gratuitamente, si affianca un’altra crisi, che potrebbe avere ripercussioni sul futuro della nazione: come non aspettarsi che la disillusione e la percezione del futuro privato dei giovani di oggi non possa influenzare negativamente l’avvenire dell’Italia?
Queste sono solo una piccola parte delle questioni rimaste irrisolte, che rimangono tali e anzi si inaspriscono visto che il tema unico è ormai il Covid, però nessuno parla di tossicodipendenze o di anoressia, nessuno sa che si muore anche di depressione e solitudine. La salute mentale non è solo un diritto che spetta a tutti, ma, allo stesso tempo, è una condizione indispensabile per il rilancio del nostro Paese. Quindi, basta far finta di niente!

A cura di Jolanda Andretti