“Il caso Fedez” e’ solo l’ultimo, clamoroso, capitolo di una lunga storia di vicende polemiche che
accompagnano il Concerto del Primo Maggio fin dalle sue prime
edizioni.
C’e’ un motivo preciso per spiegarne le ragioni: il Concertone e’
per sua natura un evento popolare legato a contenuti che gli
artisti vivono come un’occasione per prendere posizione. Ma,
essendo trasmesso in diretta dalla Rai, bisogna tenere insieme
le esigenze degli artisti, della politica, dei Sindacati, del
Vaticano e di una piazza sterminata che ha sempre vissuto
l’evento come un’occasione di festa ma anche di liberta’ .
Pensando ai governi che si sono succeduti alla guida del Paese
dagli anni ’90 a oggi, e’ facile capire come possa scattare il
corto circuito.
I primi reprobi ufficiali sono Elio e le Storie Tese: era il
1991, seconda edizione. Durante “Sabbiature”, parlarono di una
vicenda giudiziaria che aveva riguardato Giulio Andreotti: la
regia allora stacco’ su una piu’ rassicurante intervista di
Vincenzo Mollica a Ricky Gianco nel backstage. La band milanese
entro’ subito nella lista dei sorvegliati speciali del primo
maggio.
Nel 1993 scoppia il caso Pelu’ che dopo questo episodio fu tenuto
lontano da piazza San Giovanni per qualche anno.
I Litfiba erano all’apice del successo: nel backstage, durante
un’intervista con Mollica, il frontman mise un preservativo sul
microfono, provocando la reazione imbarazzata e irritata del
giornalista. Poi sul palco critico’ Papa Wojtyla per le sue
posizioni su aborto e contraccezione.
Nel 2003 e’ Daniele Silvestri a finire nel mirino: indossando una
maglietta con il ritratto dell’allora premier Silvio Berlusconi,
prima del brano “Il mio nemico” attacco’ il governo per le sue
posizioni nei confronti della magistratura.
Si arriva al 2007 per uno dei casi piu’ “rumorosi”: Andrea
Rivera, che conduceva il Concertone, parla contro il Vaticano
per la mancata concessione dei funerali a Piergiorgio Welby.
“L’Osservatore romano” scrive di “vili attacchi e di un atto di
terrorismo”. Si dissociano tutti, primi tra tutti la Rai e i
Sindacati. L’unico a rimanere fermo sulla sua posizione e’ Rivera
la cui carriera di sicuro non ha beneficiato di questo
incidente.
Nel 2013 e’ di nuovo un preservativo al centro della scena: Luca
Romagnoli, cantante della band Management del Dolore Post
Opeartorio, oggi soltanto Management, mima l’elevazione
dell’ostia usando un profilattico: la regia stacca
l’inquadratura e Romagnoli perde il controllo, esibisce i suoi
genitali e viene giustamente portato fuori dal palco.
Al loro debutto al Primo Maggio, gli Stato Sociale si sono
dovuti misurare con le regole della Fascia Protetta, dunque
niente parolacce. Questa la spiegazione per evitare il loro
brano “Mi sono rotto il caz …”. La band rinuncio’ ma fece un
discorso durissimo contro la censura.
Tra l’altro Lodo Guenzi con questo titolo e’ tornato a dare
fastidio, qualche anno dopo, nel 2019, da conduttore quando
accosta il titolo galeotto a una serie di personaggi di spicco
della societa’ e della politica italiana con cognomi multipli tra
cui la presidente del Senato Alberti Casellati.
Della storia dei “casi del concertone” fa ormai parte anche la
liberatoria del 2011: il primo maggio cadeva in periodo pre
elettorale e dunque, per le reti tv, in regime di par condicio.
La liberatoria e’ il documento che chi appare in tv firma per
concedere alla rete il diritto di utilizzare la sua apparizione:
ma in quella versione gli artisti si impegnavano a evitare ogni
riferimento politico. Firmarono tutti ma poi qualcuno, come fece
il compianto Erriquez, ieri ricordato da Daniele Silvestri, Max
Gazze’ e Piero Pelu’ , parlo’ di censura in aperta polemica con
l’allora produttore dell’evento.