Verso ora di pranzo in ristoranti e pizzerie a Napoli non c’e’ la folla di sempre. Sono giorni che
nei locali arrivano pochi clienti per mangiare a pranzo, gia’ da
prima delle misure restrittive che impongono, per il
contenimento dell’epidemia, la chiusura al pubblico alle 18,
lasciando la possibilita’ dell’asporto e della consegna a
domicilio. Napoli da ieri sera e’ zona gialla, le nuove
disposizioni scatteranno da domani. Ma, al netto di ordinanze
regionali piu’ restrittive, le regole da seguire sono piu’ o meno
le stesse. E in tanti sono sorpresi della decisione del Governo
di inserire la Campania nella zona gialla.
Come annunciato, lo storico Caffe’ Gambrinus oggi non ha
aperto. Per il momento, nonostante Napoli e la Campania siano
zona gialla, la proprieta’ del locale di PIazza Trieste e Trento,
scelto negli anni da molti Presidenti della Repubblica come
tappa quando erano in visita in citta’ , non aprira’ . Sara’
possibile, pero’ , comprare online i prodotti di pasticceria. “Il
locale e’ grande e le spese sono tante, con l’aumento dei contagi
– dice Massimiliano Rosati, tra i titolari del bar – la gente
non entra e non si siede ai tavolini, nonostante lo stesso
prezzo al banco e al tavolo”.
“Se arriviamo a 10 coperti a ora di pranzo ci riteniamo
fortunati – spiega Luigi, cameriere che lavora in una trattoria
nei Quartieri spagnoli – La gente ha paura, quando vengono
chiedono i tavoli all’aperto e accettano di rimanere solo se i
tavoli intorno sono vuoti. Con il metro in mano abbiamo
distanziato tutto, ma per la paura che hanno non e’ servito a
niente”.
Non aiuta nemmeno l’incertezza legata a Dpcm e ordinanze
regionali. “Ho smesso di comprare alimenti, ho detto ai miei
fornitori che era inutile e cosi’ ho il frigo vuoto – racconta
Enzo, titolare di una pizzeria – Ero convinto che sarebbe
arrivato il lockdown per la Campania, perche’ avrei dovuto
spendere soldi per alimenti che sarebbero andati a male? Ora mi
ritrovo nell’impossibilita’ di lavorare almeno fino a lunedi’ ,
quando arriveranno le nuove consegne”.
La possibilita’ dell’asporto e della consegna a domicilio se da
un lato rappresenta una possibilita’ di introiti per ristoranti e
pizzerie, per i bar, dall’altro, non e’ d’aiuto. “Nessuno chiama
un caffe’ a domicilio ne’ – sottolinea Imma che lavora in un bar
di via Duomo – Alle 18, il titolare chiude al pubblico, noi
mettiamo in ordine e poi andiamo via. Non so quanto potremo
ancora andare avanti cosi’ “.
“Dire che la gente ha paura e’ poco, le persone sono
terrorizzate – sostiene Marco Sommella, titolare del bar Dolce
Amaro Caffe’ , in via Duomo – E’ aumentata la richiesta di caffe’
in bicchierini monouso, ma gli ingressi dei clienti per fare
colazione o prendere una consumazione sono calati in maniera
vertiginosa. Ci restano i clienti abituali, ma quelli delle
passeggiate e i turisti sono spariti del tutto”.