Serrande abbassate e tavolini senza clienti rari passanti lungo il Decumano centrale, punto anche nella piazza che rappresenta il vero Nessun cliente da vani i ai presepi, pochi passanti indaffarati: San Gregorio Armeno irriconoscibile senza la folla di curiosi Anche al Decumano inferiore, più vicino ai luoghi della movida e dei giovani, non c’è Pastori, magia svanita «Niente aiuti, è la fine > Una lettera aperta per lanciare l’appello: Tra artigiani e indotto sono almeno L zero ristori, nel 2021 non esisteremo più le famiglie in crisi ormai da otto mesi. Paolo Barbuto C’è qualcosa di dolce che riesce a rendere ancor più drammatica la lettera che gli artigiani di San Gregorio Armeno hanno scritto a Governo e Regione Campania; si tratta della chiosa finale, quella in cui, dopo aver messo sul tavolo la disperazione per essere stati dimenticati dal “decreto ristori” i pastorai sembrano passare alla fase delle rivendicazioni severe: «Se anche stavolta ci ignorerete le conseguenze saranno drastiche…», e una qualunque missiva di rivendicazione a questo punto farebbe partire minacce di scioperi o di tensione. Invece gli artigiani della strada più affascinante di Napoli spiegano che le conseguenze saranno drastiche perché «…oltre a rovinare l’unicità di una delle dieci strade più famose al mondo, vi accorgerete prima o poi di aver rovinato numerose attività del centro storico, le famiglie ad esse connesse e le vite di tanta, tantissima gente», niente minacce, insomma. Solo l’ennesima richiesta d’aiuto, prendere carta e penna è stato Gabriele Casillo, presidente dell’associazione di promozione sociale “Le Botteghe di San Gregorio Armeno” che comprende tutti e 38 gli storici negozi della strada dell’eterno Natale. Nei giorni del lockdown Casillo ha condiviso le preoccupa di tutti, nei momenti della rinascita ha messo in rete le conoscenze per riportare a San Gregorio quei pochi turisti in visita, adesso, dopo aver letto il decreto ristori che non prevede alcun tipo di sostegno per le attività commerciali come quelle riunite nell’associazione, ha deciso di scendere in campo: «per denunciare la gravita delle conseguenze economiche su un settore che è stato completamente dimenticato dal governo centrale nell’ultimo decreto ristori. Nel caso specifico di via San Gregorio Armeno la situazione è ancora più grave poiché questa strada, rispetto a quelle dei centri storici di tutta Italia, registra la maggior parte degli incassi nel periodo tra il primo novembre e il sei gennaio. Dopodiché seguono mesi di totale stanca, fino alla primavera quando il turismo riparte pian piano. Ne deduciamo che le trentotto botteghe di San Gregorio Armeno sopravvivono per cinque-sei mesi con gli incassi di Natale che, però, quest’anno non ci saranno, e siccome siamo già reduci da otto mesi difficilissimi, molti hanno già esaurito le risorse. Insomma, il messaggio è drammatico e il futuro è nero