Un provvedimento che aveva fatto imbestialire, e non poco, i gestori titolari imprenditori della notte. Anche perché ora il rischio è che a finire l’estate, discoteche o no, a ballare sopra i tavoli ci pensino i giovani, e qui non c’è nessuno che controlla. Nessuno controlla se i ragazzi si raggruppano alle feste, se in spiaggia si indossa la mascherina lungo gli chalet, se nelle piazze si evitano gli assembramenti. Ma gli interessi in gioco sono due, da una parte la salute di ogni singolo cittadino e dall’altra il lavoro e l’impresa. Il sindacato dei gestori dei locali Silb – Pipe (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento di Ballo e di Spettacolo) aveva presentato ricorso contro l’ordinanza del ministro Speranza, chiedendone l’annullamento previa sospensione, ma il Òàã del Lazio ha stabilito che «nel contesto della grave epidemia in atto» prevale l’interesse pubblico alla tutela della salute. I gestori dei locali hanno fatto leva sui «considerevoli danni economici, d’immagine che deriverebbero a tutti gli esercizi commerciali che hanno subito la illegittima chiusura, peraltro nel momento in cui gli stessi attendevano risultati economici importanti, in seguito ad una stagione già iniziata in ritardo, con numero di posti spesso limitati e ingenti investimenti realizzati per adeguarsi ai protocolli sottoscritti