Il termine perseguitati sembra spesso legato al passato dei totalitarismi o ai regimi di terre lontane. Non e’ cosi’, oggi molto piu’ che venti anni fa la parola e’ tornata a essere pericolosa”. Lo ha detto Roberto Saviano nel videomessaggio attualita 1che ha inviato da New York a “Imbavagliati”, la rassegna internazionale di giornalismo civile in corso a Napoli.
Saviano ha ricordato infatti come oggi “In Arabia Saudita un blogger venga frustato, in Messico una ragazza twitta e finisce decapitata, in Europa molti sono sotto protezione per cio’ che hanno detto, scritto o filmato” L’autore di “Gomorra” ha sottolineato che “nelle democrazie si guarda con diffidenza” a certi meccanismi, “ci si chiede come mai i grandi poteri abbiano paura di un libretto, di un documentario, di una mostra o un blog”. Per capirlo, Saviano spiega che basta pensare “ai talebani che sparano a Malala Yousafzai che sopravvive. Ma perche’ i talebani, che gestiscono il 90% del traffico di eroina del mondo hanno paura di una bambina che vuole andare a scuola? Perche’ il coraggio di un simbolo rende il loro potere fragile”. Saviano ha ricordato Anna Politkovskaja e anche alcuni dei giornalisti che partecipano a Napoli a “Imbavagliati” che “di certo – spiega – si saranno sentiti dire ‘se fossi davvero in pericolo saresti gia’ morto’. A loro dico di sopportare e di non sentirsi in colpa per essere vivi. Chi vi dice che se siete vivi allora siete un fake, sono persone che hanno una visione western della vita e di come sia complesso difendere una vita ma anche eliminarla”. Saviano ha infine sottolineato che Napoli “e’ perfetta per accogliere i giornalisti imbavagliati” per il suo legame “con il mondo culturale latino e la sua vicinanza con il maghreb e il mondo arabo. Napoli puo’ diventare la citta’ dell’accoglienza della parola sgozzata”.