Dieci milioni di italiani, un quinto degli adulti totali, sono a un gradino dalla povertà assoluta a Napoli. Rischiano di non riuscire ad affrontare le spese essenziali: cibo, medicine, bollette, affitto o mutuo. In banca hanno meno di 900 euro in media. L’Italia chiusa per due mesi dall’emergenza sanitaria ne richiede almeno 2.200 a testa. Ecco che il Covid 19 ha travolto la salute, ora può far saltare il tessuto produttivo e sociale di un Paese che conta già 9 milioni di poveri, un terzo coperto dal Reddito di cittadinanza. Lo studio del ricercatore Salvatore Morelli, pubblicato sul sito lavoce.info, lo mostra con chiarezza, smentendo la vulgata degli italiani formichine: il tasso di risparmio si è eroso in dieci anni (2008-2018) dall’8 al 2,5%. Molte famiglie vivono delle entrate che hanno. Senza, affondano. Allarme confermato dalle storie di chi lavora con e per i poveri. «Registriamo un afflusso dal 20 al 50% più alto nelle nostre strutture», racconta don Andrea La Regina di Caritas Italiana. «Mense, centri di ascolto e di distribuzione dei beni di prima necessità, dormitori. Arrivano persone mai viste prima – giovani famiglie, anziani soli – che vincono la vergogna e chiedono aiuto: non solo cibo e medicine, ma bollette e affitti da pagare. Sono gli invisibili alle istituzioni, i più indifesi, già ai margini con lavori saltuari e al nero. Ora senza rete». Anche Roberto Rossini, presidente delle Adi e portavoce dell’Alleanza contro la povertà racconta di «una forte richiesta di buoni alimentari ovunque» e invita a non sottovalutare questo passaggio storico. «La povertà contingente è una povertà di reddito, ma attenzione a mettere subito muretti di contenimento perché non frani in povertà strutturale». Di qui la proposta dell’Alleanza: allentare i paletti del Reddito di cittadinanza per includere un altro mezzo milione di famiglie.