La Campania con l’ 81% dei Comuni condannati o interessati in procedure d’infrazione, per escrementi e immondizia. La metà delle spiagge italiane sono sporche, piene di residui di escrementi. Tutta colpa degli scarichi fognari che non vengono adeguatamente o del tutto depurati. Così il 45% delle spiagge è bagnato da acque piene di coliformi fecali e un altro 42% è invece inquinato da oli esausti e immondizia. Le analisi, riportate da Il Tempo, sono state effettuate da Goletta Verde. E i risultati sono inquietanti: su 266 campioni di acqua marina analizzati dal laboratorio mobile di Legambiente il 45 per cento è contaminato da cariche batteriche “superiori ai limiti imposti dalla normativa”. Insomma, ogni 62 chilometri di costa c’è una spiaggia inquinata che a sua volta, nella metà dei casi, è una spiaggia libera e vicina alle foci di fiumi o canali dove si scaricano liquami. Le coste più sporche sono in Sicilia e Calabria, seguita dal Lazio e dalla Campania. Non bene anche Marche, Abruzzo e Puglia. La Sardegna si conferma la regione più pulita: solo quattro i punti critici sui 27 monitorati. Un danno non solo ambientale ma anche economico se si pensa che le sanzioni dell’Unione europea ammontano a 476 milioni di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere. Al momento sono 1.022, il 32% del totale, gli agglomerati coinvolti dai procedimenti europei. Le Regioni maggiormente interessate sono la Campania, con l’ 81% dei Comuni condannati o interessati in procedure d’infrazione, la Sicilia, con il 73%, e la Calabria, con il 62%. Le regioni costiere con il minor numero di centri urbani che sforano i limiti sono il Veneto (17%), la Toscana (18%) e il Friuli Venezia Giulia (24%).