Il sistema lavoro è sempre più disumano e condizionato dalla criminalità organizzata. Davanti a questa situazione si avverte un senso si impotenza. Il pensiero estrapolato dagli orientamenti pastorali dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellammare arriva forte alle migliaia di persone giunte all’interno dello stabilimento Fincantieri per la tradizionale tappa della processione di San Catello. Da sempre la fermata nel cantiere rappresenta il momento più importante della sfilata del patrono per le strade del centro antico della città. E a sottolineare questo aspetto è proprio la Chiesa, guidata dal vescovo Francesco Aitano: «La comunità deve riscoprire il valore etico del lavoro, le istituzioni devono sostenere: la difesa dei diritti di quei lavoratori sfruttati e mal pagati; i giovani e il loro progetto di vita professionale». Un monito che sembra rivolto alla politica e alla classe imprenditoriale di una città che si trascina, che vede tanti ragazzi andare via per inseguire il loro futuro altrove. «La tappa all’interno del cantiere è necessaria, per nulla scontata – dice don Francesco Alfano – Qui dentro pulsa il cuore della città, è racchiusa la storia, la vita, la speranza e la gioia di tutti i cittadini stabiesi», spiega davanti agli operai e ai tanti fedeli che seguono la processione del patrono di Castellammare. «Qui noi innalziamo a Dio la nostra preghiera – continua il vescovo – Qui recuperiamo la nostra coscienza di cristiani e cittadini che s’impegnano a fare del lavoro il segno distintivo del cammino da fare insieme, per un progresso vero, autentico, basato su giustizia e dignità». Ad applaudire ci sono le tute blu e anche operai dell’indotto che sono usciti dal ciclo produttivo con l’addio della Nave Trieste, il pattugliatore della Marina Militare salpato lo scorso 4 gennaio dal porto di Castellammare per raggiungere lo stabilimento di Muggiano, dove sarà completato. «Il lavoro con la processione centra, perché ci permette di vivere la nostra fede in Dio fino in fondo. Non basta ricordarcene solo quando viene meno – spiega – II lavoro appartiene al disegno di Dio ed è affidato alla responsabilità di ciascuno di noi». “Lavoro”, una parola che torna ripetutamente nella lunga omelia di don Francesco Aitano perché «genera benessere sociale e permette alla città e all’intera società di vivere nella pace, nella giustizia, nell’autentico progresso». Ma se da un lato i destinatari del messaggio del vescovo sembrano essere le istituzioni, le forze politiche e imprenditoriali del territorio, dall’altro don Francesco Alfano non dimentica «che ci sono le forze del male, che non vanno ignorate». La presenza della criminalità organizzata a Castellammare di Stabia è ancora fortissima «e non possiamo pensare che quasi per incanto tutto cambi perché stiamo festeggiando San Catello – dice il vescovo Dio, però, ci da la possibilità di lottare contro il male, di aprirci a una mentalità nuova, giusta, onesta, rispettosa di ogni persona». Anche perché a pagare il prezzo più caro della crisi che attraversa la città «sono i giovani, che devono affrontare un tempo importante, ma difficile per le condizioni che hanno davanti a loro – dice don Francesco Aitano – Chiediamo a Dio di non chiudere gli occhi, non girare la faccia davanti a questa situazione e per intercessione di San Catello di restituire un futuro più vero e giusto alla nostra città, partendo proprio dal lavoro riconsegnato ai giovani