Ho mantenuto l’impegno, eccomi qui, con i musicisti della Chicago Symphoi .Donatella Longobardi Quando i musicisti della Chicago Symphony Orchestra intonano «O sole mio», un sorriso attraversa i volti dei ragazzi dell’istituto di Nisida. Qualcuno azzarda a cantare una strofa. È felice Riccardo Muti. Fioccano gli applausi dei giovani reclusi, dei docenti, degli ospiti invitati alla speciale matinée mentre su una terrazza affacciata sul panorama di Posillipo, di Procida e di Ischia, il sole evocato dalla canzone riscalda tutti. «E ora possiamo chiedere che questi musicisti diventino cittadini onorari di Napoli», suggerisce il maestro tornato nel carcere minorile napoletano – a poco più di un anno dalla sua ultima visita – in occasione del suo concerto al San Carlo con la prestigiosa compagine americana, in tournée in Europa. «Avevo promesso di tornare ed eccomi», dice cercando volti noti tra i ragazzi. Giovanni non c’è, da qualche mese è fuori. C’è Ciro, però. Il maestro lo riconosce: «Ma hai cambiato taglio di capelli». Lui annuisce, i loro sguardo- di si incrociano in un gesto d’intesa. Arriva Valentina. Lei, dopo quell’incontro con il musicista napoletano nel novembre del 2018 ha scritto dei versi. S’intitolano «A Riccardo Muti, ospite di Nisida» e ora sono stampati in un libro curato da Maria Franco che raccoglie le opere delle ragazze realizzate durante l’esperienza nel penitenziario nell’ambito di un progetto dedicato alla scrittura. «I tuoi occhi cristallini/ sfiorano la mia luce che non perdeva/ neanche per un attimo/ l’onda di quei tasti bui ma luminosi». Valentina aveva ascoltato il maestro suonare al pianoforte e aveva sentito l’esigenza di scrivere. Ma ieri Muti non ha suonato. Ha accompagnato sull’isolotto tré star della Chicago: Jennifer Gunn (flauto e ottavino), Charles Vemon (trombone). Gene Pokomy (basso tuba). «Nei loro strumenti sono i migliori al mondo, non ho portato schifezze e caccavelle, li ricorderete per tutta la vita», spiega senza lesinare battute in dialetto e raccontare di aver chiesto a «chi sta lassù» dopo aver visto la pioggia di sabato di avere per la mattinata di domenica una bella giornata di sole da mostrare agli ospiti americani. «Suonano strumenti uno diversissimo dall’altro che raramente si ascoltano da soli o in questa formazione, ma sono strumenti estremamente espressivi, gravi o acuti, O ‘ruosso e O piccirillo.