Nicodemo tratteggia il momento dell’esperienza politica di de Magistris, unitamente alla situazione generale che attraversano le tradizionali forme partitiche sul territorio comunale, in vista della scadenza delle elezioni amministrative del prossimo anno. Infatti, non è che in giro si colga chi sa quale offerta in termini di idee, persone e progetti. Anzi. L’immobilismo va per la maggiore anche se c’è ancora del tempo avanti e non dimentichiamo che le prossime elezioni regionali saranno un termometro da analizzare con interesse. Ebbene, come già avvenuto in passato, l’ex capo della comunicazione del Partito democratico a livello nazionale prova a individuare uno spazio politico in città, che potrebbe essere occupato da uomini e donne di buona volontà. Bene. Per non girarci troppo attorno queste persone avrebbero la possibilità di animare un primo laboratorio politico utile ad aggregare tante altre. Di sicuro, il progetto avrebbe dalla sua quello di risvegliare con un po’ di coraggio l’entusiasmo e la collaborazione della gente, che di politica non ne vuole proprio più sapere. Sollecitare le persone a rendersi utili per un interesse generale sarebbe il tema dominante attorno al quale costruire l’aggregazione. L’invito di Nicodemo è molto chiaro e lo condivido in pieno. In effetti, non è più tempo di aspettare. La politica tradizionale riuscirà, a mio modesto parere, a offrire molto poco. Per non dire quasi nulla. Insomma, da cittadino napoletano, ritengo che l’offerta sarà una minestra riscaldata. E, allora, mi chiedo. Perché pure in presenza di uno spazio nessuno si fa avanti? Dov’è la Napoli che molte volte leggiamo sui quotidiani e ascoltiamo in convegni e seminari? Manca del tutto all’appello. È silente sul piano concreto, eppure siamo tutti sempre pronti a criticare, polemizzare e avanzare idee restando ben nascosti dietro, ad esempio, a una tastiera. Non riesco a comprendere le ragioni di tutto ciò. Del resto. Napoli avrebbe per davvero bisogno di un’azione che parti dal basso e che si contraddistingua per la passione e l’affermazione del senso di identità, senza nulla togliere ai partiti politici che al momento in tal senso sono latitanti. Lo stesso Capo dello Stato nel suo messaggio di Capodanno al Paese ha sollecitato gli italiani, ed io ci ho letto i napoletani, a un cambio di passo o meglio di assunzione di responsabilità. Mattarella ha sottolineato nelle sue parole che è arrivato il momento che la società civile si accolli l’impegno concreto del cambiamento, che non deve rappresentare un campo esclusivo della politica. Mai un inquilino del Quirinale era stato così esplicito nei confronti della società civile, esortandola per davvero a prodigarsi in un fattivo impegno, anche un po’ partigiano. Ci troviamo del resto nelle condizioni che la società reale si assuma il compito civile, andando a occupare quegli spazi civici che una volta rilanciati potrebbero fare la vera differenza in direzione di un futuro più roseo. Ciò non solleva la politica e il mondo delle istituzioni dalle sue responsabilità.