Calano i suicidi in Italia, ma ancora oggi ne avvengono oltre 10 ogni giorno: nel 1996 si erano tolte la vita 4.689 persone, venti anni dopo, nel 2016, lo hanno fatto 3.870. «Un numero che parla di un fenomeno complesso, alla cui base non vi è solo la depressione, ma una cinquantina di fattori di rischio». A spiegarlo, analizzando i dati dell’Annuario 2019 dell’Istat, è Massimo Cozza, direttore del Dipartimento Salute Mentale Asl Roma 2, la più grande Asl metropolitana in Europa. Nel 2016, anno più recente di rilevazione, in Italia si sono tolte la vita oltre 6 persone ogni 100 mila abitanti. La modalità più frequente avviene per impiccagione e soffocamento. Il numero cresce con l’età: si passa da 1,3 suicidi per 100 mila abitanti sotto i 24 anni a 10 per le persone di oltre 65 anni. Il Nord-est si conferma l’area con i livelli di mortalità più elevati: 7,9 suicidi ogni 100 mila abitanti. A togliersi la vita sono più spesso gli uomini, con un rapporto di circa 4 ad 1 rispetto alle donne. Il maggior tasso al Noi Est rispetto al Sud, invece, «potrebbe essere frutto di maggie individualismo a fronte della più solida rete di protezione familiare e sociale tipica del meridione». Mentre l’aumento della mortalità con il crescere dell’età «si spiega con un aumento del sei so di isolamento sociale e l’insorgere di malattie croniche».