Chissà se il Capitano, capitone, Matteo Salvini, mentre arringava i suoi a Pontida, per un attimo, solo per un attimo, sia stato colpito da un dubbio: “Io di cazzate non ne faccio mai – si sarebbe detto – ma quella spina al Governo Conte – Lega-5Stelle non la dovevo staccare”.
“Il mio fido scudiero Giggino – potrebbe aver continuato a meditare il Sovranista-Sovrano della Lega – era al guinzaglio e quando doveva dire un “sì” o un “no” guardava il sottoscritto e ripeteva quello che io gli comandavo”.
“In politica i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti.” Lo ripeteva Giulio Andreotti che in fatto di “gestione della polis” non era secondo a nessuno. Ma questo detto sicuramente non piacerà al padano-italico Matteo che ritiene che nessun “cangiamento” possa avvenire nella sua salvifica azione per salvare l’Italia dall’Europa e dai tanti amici-nemici che essa ha.
E, ancora, il leader leghista si chiede come abbia fatto Giggino-5Stelle ad allearsi con i comunisti, i suoi nemici di sempre, ma anche rivali a tutto tondo dei pentastellati. Cose da pazzi! “Il cinico è una persona che conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna”, scriveva Oscar Wilde e certo Salvini, se avesse conosciuto questo aforisma, avrebbe ritenuto, nel caso in questione, che calzava a pennello al suo ex compagno-sottoposto di governo.
Un’altra incavolatura Salvini l’ha avuta dalla visione dei sondaggi sul gradimento dei vari personaggi politici in campo. Lui era abituato a stare sempre in cima alle classifiche. Si riteneva, a torto o a ragione, “il più amato dagli italiani”. E, invece, d’emblée si ritrova il presidente Conte, l’avvocato del popolo, come lui si definisce – meglio definirlo l’ex esecutore degli ordini del duo Salvini-Di Maio -, al primo posto nella classifica degli “stimati” dalla pubblica opinione. Cose da pazzi! Per un attimo gli viene in mente la celebre frase di Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”. La cancella subito ritenendo che lui il potere ce l’ha. Quello che gli viene dall’opposizione, dai milioni di scontenti che guardano lui come il “salvatore della Patria”. Eppoi, con le loro stupidaggini e divisioni, saranno proprio loro, i 5Stelle e il Pd, a riportarlo sulla scena come attore, meglio, protagonista unico del cambiamento italiano.
Matteo, una volta e per tutte, dovrà decidere quale atteggiamento avere con la sorella d’Italia Meloni e con l’eterno, in tutti i sensi, Berlusconi. Non sopporta la loro mania di protagonismo. Giorgia, sotto sotto, è convinta di fare boom nella mente e nel cuore degli italiani, radicalizzando ancora di più certe posizioni salviniane. Il Cavaliere, invece, anche se la sua Forza Italia ha problemi seri, non si arrende e non pensa minimamente di uscire di scena lasciando il posto al suo vice Antonio Tajani. Per lui “La politica– come afferma Eugène Ionesco – pare che sia anch’essa un divertimento, talvolta terribile, comunque un divertimento”. E finché Silvio Berlusconi avrà la forza fisica di divertirsi non perderà alcuna occasione per farlo. Mai smetterà di stirarsi la faccia, né di colorare i capelli e nemmeno di inventarsi soluzioni impensabili agli umani per dare ed avere piacere. Insomma, Silvio rimarrà sempre Silvio, anche in politica, finché le forze ci saranno, al di là dell’età e degli acciacchi conseguenti. Il Cav. non cambierà mai. E come potrebbe?
Matteo Salvini per il momento non potrà far altro che stare a guardare e gridare, gridare, come solo lui sa fare. Ci aveva creduto di poter tornare al voto al più presto per poter far “bingo”. Ma Luigino gli ha creato un bel po’ di problemi con quell’alleanza con Zingaretti. Che succederà prossimamente? Previsioni non è possibile farne. Si gioca a rimpiattino. Certo, tutti ripetono: “gli italiani prima di tutto”, ma sembra sempre di più uno slogan logoro. Insomma, una presa in giro.
Non ho mai creduto nella massima di Oscar Wilde: “Una volta si pensava alla democrazia come alla speranza del futuro, ma la democrazia significa semplicemente far bastonare il popolo dal popolo in nome del popolo”. Le posizioni di alcuni gruppi politici paiono proprio ispirarsi a questo aforisma.
di Elia Fiorillo