In trent’anni il numero di donne sindaco è cresciuto di più di sette volte, passando dai 145 comuni amministrati nel 1986 ai 1065 registrati alla fine del 2018. Lo evidenzia il dossier sulle donne amministratrici diffuso dall’Anci in occasione della Giornata della Donna. La presenza delle donne nei Consigli e nelle giunte comunali, in crescita ma ancora non uniforme né sufficiente, assicura lo sguardo e le competenze delle donne nelle politiche delle amministrazioni locali”, commenta il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Questa presenza “assicura un lavoro anche nei palazzi comunali per una società più equilibrata che superi il divario tra i sessi, che sostenga le donne, non relegandole in un antistorico ed esclusivo ruolo di cura”. Decaro ricorda inoltre come “da sindaco ho scelto di avere molte donne nella mia giunta, ho sostenuto e sosterrò le donne candidate alle prossime elezioni consapevole del fatto che per colmare il divario bisogna partire dalle proprie realtà e dalla propria quotidianità, fuori e dentro le istituzioni”. Anche se rappresentano solo il 13% dei 7.915 comuni, le sindache di questi comuni amministrano oggi una comunità di quasi 9,3 milioni di abitanti (9.253.055 per la precisione, pari al 15% della popolazione italiana), che conta anche grandi
comuni come Roma Capitale e Torino. Il dossier, che riporta
anche alcune curiosità, evidenzia che più di un terzo delle
amministrazioni comunali (il 34,3%) ha avuto nel recente passato
una donna al vertice. Nel complesso sono 2720 i comuni gestiti
da sindache negli ultimi trent’anni, distribuiti in modo
abbastanza omogeneo in tutta la penisola.
Più giovane del suo collega maschio (due anni di meno, in
media), laureata, di professione impiegata: questo invece il
profilo della sindaca che emerge dal dossier. Lo studio
focalizza alcune differenze a seconda delle aree geografiche del
Paese: nel Nord il titolo di studio prevalente della sindaca è
il diploma di scuola secondaria, nel Centro-Sud è
prevalentemente laureata.
I comuni amministrati da donne sono in prevalenza del Nord;
la Regione con la maggiore incidenza è l’Emilia Romagna,
(21,1%); seguono Veneto e Piemonte, rispettivamente con il 18,4%
e il 17,7%. La prima regione del Mezzogiorno è la Sardegna
(14,8%), mentre le restanti regioni del Mezzogiorno non
raggiungono il 12%. Si tratta molto spesso di piccoli comuni
(466 comuni sono sotto i 2.000 abitanti), ma si contano anche
quattro città sopra i 100.000 abitanti (Piacenza, Ancona, oltre
a Torino e Roma Capitale).
“I dati secondo cui le amministratrici italiane sono più
istruite e più giovani dei loro colleghi maschi, e più diffuse
spesso nei piccoli comuni ma anche in grandi città, rappresenta
l’evoluzione di una storia importante che vede le donne aver
cambiato in meglio il volto di questo Paese”. Questo il commento
della presidente della Commissione Anci pari opportunità Simona
Lembi che ricorda come anche “nei comuni le donne hanno
rivoluzionato i servizi inaugurando asili nido e centri
antiviolenza, servizi pubblici immaginati in una relazione
diretta e costante tra donne dentro e fuori alle Istituzioni per
rispondere ai problemi quotidiani delle persone”. Secondo Lembi,
“celebrare l’8 marzo oggi significa quindi riconoscere quella
storia e andare avanti, rivendicare vecchi diritti e aprire
nuovi fronti, sapere che una donna su due ancora oggi non ha un
lavoro pagato e che la violenza contro donne e minori è una
odiosa e ancora terribilmente diffusa piaga sociale; a queste
battaglie storiche si affiancano oggi nuovi fronti: la difesa
dell’ambiente, dei servizi pubblici a partire da quelli
comunali, azioni a sostegno della maternità a partire dai
servizi di conciliazione”.
Sul sito dell’Associazione (www.anci.it) sono disponibili sia
il testo integrale del dossier che la mappa interattiva della
distribuzione delle donne amministratrici.